“Il pagamento di riscatti alimenta le reti criminali e rende altre comunità più vulnerabili”. Così il vescovo di Kontagora, mons. Bulus Dauwa Yohanna, in un’intervista al Sir, chiarisce la posizione della diocesi facendo il quadro della situazione dopo il rapimento alla St. Mary’s School nel Niger State. Il presule conferma che “il numero effettivo degli ostaggi è quindi di 265 persone” e spiega che la diocesi è impegnata con genitori e tutori “per evitare sovrapposizioni di nomi e verificare con precisione chi fosse effettivamente disperso”. Yohanna sottolinea che “le prime ore sono state caratterizzate da confusione e movimenti disordinati” e che il lavoro di identificazione prosegue in coordinamento con autorità civili e militari: “Il coordinamento è costante e l’elenco completo dei dispersi è stato consegnato al governo del Niger State e alle autorità federali”. Il vescovo denuncia ricostruzioni pubbliche che “non trovano riscontro e creano solo incertezza”, aggravate dall’assenza di comunicazioni dei rapitori, “elemento che rende più difficile valutare i tempi e le possibilità di intervento”. Per favorire il rilascio, indica un percorso articolato: “Gli appelli pubblici mantengono alta l’attenzione, la diplomazia riservata esplora canali di contatto, le mediazioni locali possono risultare utili”. La diocesi, insiste, non considera percorribile la via del denaro e affida la gestione della crisi “allo Stato, alle forze di sicurezza e a mediatori competenti”, mentre continua ad accompagnare le famiglie “sul piano pastorale e umano”.