“In un tempo per molti aspetti drammatico, nel quale le persone sono sottoposte a innumerevoli minacce alla loro stessa dignità, il 1700° anniversario del primo Concilio di Nicea è un’occasione preziosa per chiederci chi è Gesù Cristo nella vita delle donne e degli uomini di oggi, chi è per ciascuno di noi”. Lo ha detto ieri il Papa, nel discorso in inglese pronunciato a Iznik, l’antica Nicea, durante l’incontro ecumenico di preghiera per il 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico della storia della Chiesa. ”Questa domanda interpella in modo particolare i cristiani, che rischiano di ridurre Gesù Cristo a una sorta di leader carismatico o di superuomo, un travisamento che alla fine porta alla tristezza e alla confusione”, ha denunciato Leone XIV: “Negando la divinità di Cristo, Ario lo ridusse a un semplice intermediario tra Dio e gli esseri umani, ignorando la realtà dell’Incarnazione, cosicché il divino e l’umano rimasero irrimediabilmente separati”. “Ma se Dio non si è fatto uomo, come possono i mortali partecipare alla sua vita immortale?”, si è chiesto il Papa, secondo il quale “questo era in gioco a Nicea ed è in gioco oggi: la fede nel Dio che, in Gesù Cristo, si è fatto come noi per renderci partecipi della natura divina”.