“Fin dalle origini, il Vangelo ha generato costellazioni educative: esperienze umili e forti insieme, capaci di leggere i tempi, di custodire l’unità tra fede e ragione, tra pensiero e vita, tra conoscenza e giustizia. Esse sono state, in tempesta, àncora di salvezza; e in bonaccia, vela spiegata. Faro nella notte per guidare la navigazione”. È l’omaggio del Papa alla tradizione educativa della Chiesa. “La dichiarazione ‘Gravissimum educationis’ non ha perso mordente”, scrive Leone XIV nella lettera apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”: “Dalla sua ricezione è nato un firmamento di opere e carismi che ancora oggi orienta il cammino: scuole e università, movimenti e istituti, associazioni laicali, congregazioni religiose e reti nazionali e internazionali”. “Insieme, questi corpi vivi hanno consolidato un patrimonio spirituale e pedagogico capace di attraversare il XXI secolo, e rispondere alle sfide più pressanti”, sottolinea Leone. “Questo patrimonio non è ingessato: è una bussola che continua a indicare la direzione e a parlare della bellezza del viaggio”. “Le aspettative, oggi, non sono minori delle tante con le quali la Chiesa ebbe a confrontarsi sessant’anni orsono. Anzi si sono ampliate e complessificate”, l’analisi del Papa: “Davanti ai tanti milioni di bambini nel mondo che non hanno ancora accesso alla scolarizzazione primaria, come possiamo non agire? Davanti alle drammatiche situazioni di emergenza educativa provocata dalle guerre, dalle migrazioni, dalle diseguaglianze e dalle diverse forme di povertà, come non sentire l’urgenza di rinnovare il nostro impegno?”. L’educazione, ribadisce il Santo Padre citando la sua prima esortazione apostolica, “Dilexi te”, “è una delle espressioni più alte della carità cristiana”: “Il mondo ha bisogno di questa forma di speranza”.