Leone XIV: “la famiglia resta il primo luogo educativo, scuole cattoliche non sostituiscono i genitori”

“La famiglia resta il primo luogo educativo. Le scuole cattoliche collaborano con i genitori, non li sostituiscono perché il ‘dovere dell’educazione, soprattutto religiosa, spetta loro prima che a chiunque altro’”. Lo scrive il Papa, nella lettera apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”, in cui spiega che “l’alleanza educativa richiede intenzionalità, ascolto e corresponsabilità”: “Si costruisce con processi, strumenti, verifiche condivise. È fatica e benedizione: quando funziona, suscita fiducia; quando manca, tutto si fa più fragile”. “Mettere al centro la persona significa educare allo sguardo lungo di Abramo”, afferma Leone XIV a proposito del compito educativo: “far scoprire il senso della vita, la dignità inalienabile, la responsabilità verso gli altri”. “L’educazione non è solo trasmissione di contenuti, ma apprendistato di virtù”, la tesi del Papa: “Si formano cittadini capaci di servire e credenti capaci di testimoniare, uomini e donne più liberi, non più soli. E la formazione non si improvvisa”. A questo proposito, Prevost menziona “gli anni passati nella amata diocesi di Chiclayo” e le parole da lui pronunciate visitando l’Università cattolica San Toribio de Mogrovejo: “Non si nasce professionisti; ogni percorso universitario si costruisce passo a passo, libro a libro, anno per anno, sacrificio dopo sacrificio”. “La scuola cattolica è un ambiente in cui fede, cultura e vita si intrecciano”, spiega ancora Leone: “Non è semplicemente un’istituzione, ma un ambiente vivo in cui la visione cristiana permea ogni disciplina e ogni interazione. Gli educatori sono chiamati a una responsabilità che va oltre il contratto di lavoro: la loro testimonianza vale quanto la loro lezione. Per questo, la formazione degli insegnanti — scientifica, pedagogica, culturale e spirituale — è decisiva”. Di qui la necessità di “un cammino di formazione comune, iniziale e permanente, capace di cogliere le sfide educative del momento presente e di fornire strumenti più efficaci per poterle affrontare”. Ciò implica negli educatori “una disponibilità all’apprendimento e allo sviluppo delle conoscenze, al rinnovamento e all’aggiornamento delle metodologie, ma anche alla formazione spirituale, religiosa e alla condivisione”: “E non bastano aggiornamenti tecnici: occorre custodire un cuore che ascolta, uno sguardo che incoraggia, un’intelligenza che discerne”, spiega il Papa.

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