“Vorremmo essere felici, eppure è molto difficile riuscire a esserlo in modo continuativo e senza ombre. Facciamo i conti con il nostro limite e, allo stesso tempo, con l’insopprimibile spinta a tentare di superarlo. Sentiamo nel profondo che ci manca sempre qualcosa”. Con queste parole il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, ha descritto la “situazione paradossale” che sperimentiamo nella nostra esistenza. “La nostra vita è scandita da innumerevoli accadimenti, colmi di sfumature e di vissuti differenti”, è stata l’analisi di Leone XIV, che si è soffermato sul rapporto tra la Risurrezione di Gesù e “la realtà umana e storica attuale, con le sue domande e le sue sfide”: “A volte ci sentiamo gioiosi, altre volte tristi, altre ancora appagati oppure stressati, gratificati, demotivati. Viviamo indaffarati, ci concentriamo per raggiungere risultati, arriviamo a conseguire traguardi anche alti e prestigiosi. Viceversa, restiamo sospesi, precari, in attesa di successi e riconoscimenti che tardano ad arrivare o non arrivano affatto”.