Te Deum: mons. Tomasi (Treviso), “Maria ci aiuti a fermarci per essere anche noi ‘generativi’”

“Ci sono stati momenti durante questo 2023 dove abbiamo vissuto esperienze autentiche di conversione, di pentimento, di lode e di canto, esperienze in cui ci siamo presi cura del corpo del Signore? Abbiamo fatto esperienza di Dio nelle nostre liturgie? Siamo stati in grado di rivedere atteggiamenti, stili di vita, modi di essere, perché toccati da un avvenimento che ci ha aperto gli occhi, che ci ha chiesto più coerenza tra parole e opere, che ci ha richiamato ad una responsabilità più ampia? Siamo stati pronti a prenderci cura della carne, del corpo, della vita delle persone più bisognose e fragili? Quante volte abbiamo deciso di non girarci dall’altra parte di fronte ad una richiesta di aiuto?”. Sono gli interrogativi posti dal vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, nell’omelia pronunciata l’ultimo giorno del 2023 nella messa in cui si è cantato il Te Deum.
Soffermandosi poi sulla figura di Maria, il presule ha chiesto: “Quante volte durante questo anno siamo stati capaci di accogliere, di custodire e di meditare davvero una parola buona, o anche una parola difficile, ardua? Abbiamo accolto il dono di un ascolto vero, abbiamo fatto spazio ad una rivelazione inaspettata sul senso di ciò che facciamo, di ciò che siamo? Abbiamo condiviso parole impegnative, reali, solide e vere? Siamo riusciti a sfuggire al dominio quasi totale della chiacchiera?”. “Molti – ha osservato – sono appesantiti, e forse anche delusi nella nostra comunità cristiana, come se sentissimo l’incapacità di essere fecondi portatori di vita, di speranza, di novità evangelica e mi pare di constatare una scarsa ‘generatività’ della nostra società, inferiore di sicuro alle risorse e alle potenzialità che abbiamo”. “Produciamo tante cose, anche belle e buone, e siamo analfabeti nelle relazioni, nella condivisione delle emozioni, nel racconto di ciò che veramente ci sta a cuore”, ha proseguito: “Consumiamo tanto, ma gioiamo per poco. Riceviamo tanto, e apprezziamo niente. Corriamo senza sosta e mastichiamo amarezza e disillusione”. “Preghiamo Maria perché ci aiuti, ci insegni la grammatica dell’ascolto, della custodia e della meditazione. Ci aiuti a fermarci per essere anche noi ‘generativi’”, l’invocazione del vescovo: “Chiediamo a Maria di poter essere un poco come Lei, magari stanchi, affaticati, spossati e a testa bassa, ma subito disposti ad alzare lo sguardo, ad accogliere un sorriso, e a scorgere con gratitudine e gioia nella novità dei nostri incontri e delle nostre relazioni, delle nostre comunità e della nostra società ‘il tepore del Figlio di Dio’”.

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