Diocesi: Milano, Rapporto sulle povertà di Caritas Ambrosiana. Gualzetti, “disagio diffuso, cresce la distanza tra chi può e chi no”. Migliorare le politiche

Luciano Gualzetti (Foto Caritas Ambrosiana)

(Milano) “L’impoverimento generale; l’aumento di immigrati tra le persone che chiedono aiuto; la “femminilizzazione” della platea degli ascoltati e aiutati; la conferma e anzi l’ampliamento della presenza, tra chi non ce la fa, di persone che lavorano; le difficoltà delle famiglie con figli minori: sono traiettorie di evoluzione dell’area di povertà che occorre tenere monitorate”, ha osservato Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, commentando quanto emerge dal Rapporto ’22 sulle povertà in diocesi.
“In generale, sono tutte spie di un disagio diffuso, reso più grave dalla pandemia, soprattutto tra chi viveva già in condizioni di vulnerabilità. Tale processo sta esacerbando la distanza tra chi può e chi no, e si incunea tra le generazioni, sino ad approfondire il solco tra i minori nati in contesti di deprivazione economica e i loro coetanei che vivono in contesti in grado di offrire maggiori opportunità”. “Bisogna sapere – avverte Gualzetti – che compromettere il futuro delle nuove generazioni significa avvelenare il futuro della comunità intera. Così come bisogna preoccuparsi della ormai notevole e crescente presenza, tra i poveri, di tante persone occupate, alcune con contratti regolari, altre precarie, altre sottopagate. Da queste evidenze e queste consapevolezze bisogna partire, se si vuole veramente combattere la povertà, evidenziando anzitutto la necessità di serie politiche di superamento del precariato lavorativo e di definizione di accettabili minimi salariali. E ricordando intanto che uno strumento come il reddito di cittadinanza, senz’altro perfettibile, non va indebolito nella sua struttura universalistica, né depotenziato finanziariamente, se non vogliamo che la lotta alla povertà rimanga uno slogan”.

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