Papa Francesco: Angelus, “chi ha la smania dei sorpassi non si accorge della presenza del Signore”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Chi ha la smania dei sorpassi, non si accorge della presenza del Signore. Gesù passa accanto e viene ignorato”. È il monito del Papa, che durante l’Angelus, come ha fatto nell’omelia della messa celebrata poco prima nella basilica di San Pietro, si è soffermato ancora una volta sulla figura dei magi, che “non si scandalizzano, non rimangono delusi. Non si lamentano, ma si prostrano. Questi sapienti venuti da lontano, ricchi, colti e conosciuti da tutti, che si prostrano, cioè si chinano a terra per adorare un bambino. Sembra una contraddizione, questo”. “Sorprende un gesto tanto umile compiuto da uomini così illustri”, ha commentato Francesco: “Prostrarsi davanti a un’autorità che si presentava con i segni della potenza e della gloria era cosa abituale al tempo. E anche oggi non sarebbe strano. Ma davanti al Bambino di Betlemme non è semplice”. “Non è facile adorare questo Dio, la cui divinità rimane nascosta e non appare trionfante”, ha ammesso il Papa: “Vuol dire accogliere la grandezza di Dio, che si manifesta nella piccolezza. Questo è il messaggio. I magi si abbassano di fronte all’inaudita logica di Dio, accolgono il Signore non come lo immaginavano, ma così com’è, piccolo e povero. La loro prostrazione è il segno di chi mette da parte le proprie idee e fa spazio a Dio”. “L’adorazione va insieme alla prostrazione”, ha spiegato Francesco: “Compiendo questo gesto, i magi dimostrano di accogliere con umiltà colui che si presenta nell’umiltà. Ed è così che si aprono all’adorazione di Dio. Gli scrigni che aprono sono immagine del loro cuore aperto: la loro vera ricchezza non consiste nella fama, non consiste nel successo, ma nell’umiltà, nel loro ritenersi bisognosi di salvezza. E’ l’esempio che di danno i magi oggi”. “Se al centro di tutto rimaniamo sempre noi con le nostre idee e presumiamo di vantare qualcosa davanti a Dio, non lo incontreremo mai fino in fondo, non arriveremo ad adorarlo”, la tesi del Papa: “Se non cadono le nostre pretese, se non cadono le vanità, i puntigli, le corse per primeggiare, ci capiterà di adorare pure qualcuno o qualcosa nella vita, ma non sarà il Signore! Se invece abbandoniamo la nostra pretesa di autosufficienza, se ci facciamo piccoli dentro, allora riscopriremo lo stupore di adorare Gesù. Perché l’adorazione passa attraverso l’umiltà del cuore”. Di qui l’esame di coscienza: “Come va la mia umiltà? Sono convinto che l’orgoglio –  o manifesto o nascosto, ma che sempre copre lo slancio verso Dio – impedisce il mio progresso spirituale? Lavoro sulla mia docilità, per essere disponibile a Dio e agli altri, oppure sono sempre centrato su di me , quell’egoismo nascosto che è la superbia? So accantonare il mio punto di vista per abbracciare quello di Dio e degli altri? E infine: prego e adoro solo quando ho bisogno di qualcosa, oppure lo faccio con costanza perché credo di avere sempre bisogno di Gesù?”. “I magi hanno cominciato la strada guardando la stella”, ha concluso il Papa: “Oggi possiamo prendere questo consiglio: guarda la stella e cammina!”.

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