Qatar: Amnesty, “nuova legge su editoria dà un altro duro colpo alla libertà di espressione”

Amnesty international ha espresso critiche a un nuovo emendamento al codice penale del Qatar, che penalizza un’ampia gamma di attività nel campo dell’editoria e della comunicazione limitando in maniera significativa la libertà di espressione, ad appena due anni dall’adesione del Paese al Patto internazionale sui diritti civili e politici. La legge, emanata dall’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, emenda il codice penale aggiungendo l’articolo 136 bis, che autorizza il carcere per “chiunque diffonda, pubblichi o ripubblichi voci non confermate, dichiarazioni, notizie false o faziose, propaganda provocatoria, a livello nazionale o all’estero, con l’intenzione di danneggiare l’interesse nazionale, infiammare l’opinione pubblica, violare il sistema sociale o il sistema pubblico dello Stato”. “Questa legge –  sottolinea Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty international – indica chiaramente una preoccupante regressione rispetto agli impegni presi due anni fa a garanzia del diritto di libertà di espressione. Il Qatar possiede già numerose leggi repressive, ma quest’ultima dà un altro duro colpo alla libertà di espressione del Paese e costituisce una palese violazione del diritto internazionale dei diritti umani”. “L’approvazione di una legge che può essere utilizzata con lo scopo di mettere a tacere critiche pacifiche – prosegue – è molto preoccupante. Le autorità qatarine dovrebbero abrogare tali leggi coerentemente con i loro obblighi giuridici internazionali e non approvarne altre”. Secondo questa nuova disposizione, la trasmissione o la pubblicazione “faziosa” può essere punita con il carcere fino a cinque anni e una sanzione di 100.000 riyal (quasi 25.000 euro), in palese violazione dell’articolo 19 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che garantisce il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee; nel 2018 il Qatar aveva ricevuto il plauso internazionale per la sua adesione al patto. Nel 2012, il poeta qatarino Mohammed al-Ajami fu condannato a un lungo periodo di detenzione per aver recitato una poesia critica nei confronti dell’emiro nel suo appartamento privato mentre viveva all’estero (in seguito ha ottenuto la grazia ed è stato rilasciato).

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