Migranti: Chiese cristiane di Malta, “anche oggi vite umane in balia di forze immense e altamente indifferenti”

“Oggi molte persone affrontano gli stessi pericoli nello stesso mare. I medesimi luoghi citati nelle Scritture (Atti 21, 1; 28,1) caratterizzano le storie dei migranti di oggi. In varie parti del mondo, molte persone affrontano viaggi altrettanto pericolosi, per terra e per mare, per scampare a disastri naturali, guerre e povertà. Anche le loro vite sono in balìa di forze immense e altamente indifferenti, non solo naturali, ma anche politiche, economiche e umane”. Lo scrivono le Chiese cristiane di Malta nella presentazione del materiale che hanno preparato per la Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani che si celebra dal 18 al 25 gennaio. “Ci trattarono con gentilezza”, è infatti il tema scelto quest’anno dalle Chiese maltesi, proponendo alle Chiese di tutto il mondo di focalizzare la loro preghiera e attenzione sul brano degli Atti degli Apostoli ambientato proprio a Malta e nel mare tempestoso che circonda l’isola. In quel brano spicca la figura dell’apostolo Paolo che proprio grazie a quell’approdo, portò la fede cristiana in quella terra. Una scena che si avvicina fin troppo a quanto sta capitando al largo del Mediterraneo in questi anni. E le Chiese infatti scrivono: “L’indifferenza umana assume varie forme: l’indifferenza di coloro che vendono a persone disperate posti in imbarcazioni non sicure per la navigazione; l’indifferenza di persone che decidono di non inviare gommoni di salvataggio; l’indifferenza di coloro che respingono i barconi di migranti… solo per fare alcuni esempi. Questo racconto ci interpella come cristiani che insieme affrontano la crisi relativa alle migrazioni: siamo collusi con le forze indifferenti oppure accogliamo con umanità, divenendo così testimoni dell’amorevole provvidenza di Dio verso ogni persona?”. Alla cultura della indifferenza dunque le Chiese propongono una cultura dell’ospitalità. “È una condotta che ci spinge ad una maggiore generosità verso coloro che sono nel bisogno”. E concludono: “La nostra stessa unità di cristiani sarà svelata non soltanto attraverso l’ospitalità degli uni verso gli altri, pur importante, ma anche mediante l’incontro amorevole con coloro che non condividono la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra fede”.

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