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Covid-19. Laurenti (Gemelli): “Siamo all’ultimo miglio. Con terza dose e vaccinazione esitanti e bambini potremo guardare con fiducia alla prossima primavera”

La parola d'ordine è vaccinare. Siamo all'ultimo miglio ma non bisogna allentare la presa. Anzi. Occorre spingere sulla terza dose, tentare di convincere gli esitanti e iniziare il prima possibile con i bambini. Ne è convinta Patrizia Laurenti, direttore dell’unità di Igiene ospedaliera e responsabile del Centro di vaccinazione del Policlinico Gemelli che tuttavia avverte: "Stiamo andando in sofferenza perché sono diminuite le risorse umane messe a disposizione dei centri vaccinali dalla struttura commissariale"

foto SIR/Marco Calvarese

Il 4 novembre l’Oms ha lanciato l’allarme “quarta ondata” in Europa con il rischio di un altro mezzo milione di vittime. Il giorno successivo il il commissario straordinario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo ha fatto sapere che, tra vaccinati e guariti, oltre l’87,7% della popolazione ha una qualche copertura dal virus. Ad oggi 8 novembre i vaccinati con ciclo completo sono oltre l’83,5% dei cittadini con più di 12 anni, circa 45 milioni di persone; 2.128.928 le terze dosi somministrate, con una media di oltre 110mila al giorno, mentre alcuni si interrogano sull’opportunità di test sierologici prima della terza somministrazione ed è atteso entro fine dicembre il via libera dell’Ema per la vaccinazione ai bambini tra i 5 e i 12 anni. Il punto con Patrizia Laurenti, direttore dell’Unità di Igiene ospedaliera e responsabile del Centro di vaccinazione del Policlinico Agostino Gemelli Irccs di Roma.

Foto Redazione

Professoressa, come procede la campagna vaccinale al Gemelli?
Quasi i tre quarti delle somministrazioni quotidiane sono ormai terze dosi, sia dosi booster sia dosi addizionali. Percepisco una maggiore richiesta rispetto a quanto possiamo dare e approfitto per dire che dal 1° novembre i centri vaccinali sono stati un po’ depotenziati perché sono diminuite le risorse umane messe a disposizione dalla struttura commissariale. Per incrementare questo percorso bisogna invece garantire la tenuta dei centri rafforzando di nuovo il personale. Purtroppo stiamo andando in sofferenza e non riusciamo a far fronte a tutte le richieste, soprattutto di chi ha bisogno della terza dose: operatori sanitari, anziani, immunodepressi.

La Fda ha dato il via libera nei giorni scorsi all’immunizzazione dei bambini 5-12 anni con un terzo della dose di vaccino Comirnaty (BioNTech/Pfizer) prevista per gli adulti: noi stiamo invece aspettando l’autorizzazione dell’Ema, prevista entro fine anno. Perché è importante vaccinare anche i bambini?
Perché sono quelli che attualmente sostengono la circolazione del virus ma che inoltre, purtroppo, iniziano ad avere gravi sequele dall’infezione. Il virus colpisce dove non trova resistenze: oggi sostanzialmente tra i bambini. Occorre attivarsi per la loro protezione perché i 42 bambini morti da inizio pandemia sono un numero drammatico e in quella fascia d’età la frequenza delle complicanze è di uno su sette.

Un bambino su sette che contrae il virus avrà complicanze che lo porteranno in terapia intensiva o esiti di Long Covid Syndrome.

Auspico che il via libera dell’Ema arrivi prima perché fine dicembre con le vacanze natalizie è un periodo ad alto rischio con le famiglie che vivono più tempo insieme in ambienti chiusi e magari affollati.

Che cosa pensa dell’opportunità di misurare con un test sul sangue gli anticorpi contro il Sars-Cov-2 per capire se una persona sia protetta ed eventualmente possa posticipare la terza dose?

Cercare gli anticorpi nel sangue non ha senso perché non conosciamo il cosiddetto “correlato di protezione”, ossia il valore al di sopra del quale siamo protetti e al di sotto no.

Quindi non è un criterio per decidere un eventuale rinvio della terza dose che deve essere comunque somministrata dopo sei mesi dalla seconda. Né può essere un indicatore, in un discorso più generale, dell’efficacia della campagna vaccinale il cui obiettivo, come è noto, non è l’eradicazione della malattia, bensì il suo controllo, ossia la riduzione al minimo dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi. E i numeri ci dicono che la campagna vaccinale sta funzionando.

Oltre agli under 12, rimangono ancora diversi milioni di adulti non vaccinati, tra irriducibili no-vax ed esitanti. Che cosa si può fare?
Con gli “irriducibili” sono disarmata perché non parliamo la stessa lingua: è difficile cercare di dialogare con chi sostiene tesi spesso irrazionali e prive di qualsiasi evidenza scientifica. Alcuni inoltre hanno un approccio verbale così violento che ho dovuto intensificare la richiesta di controllo da parte della vigilanza. Credo invece di avere ancora qualche possibilità con gli esitanti. Dal 15 ottobre ad oggi, da quando è entrato in vigore il Green pass, qui al Gemelli ne abbiamo vaccinato in tre settimane circa 500. Persone che sono venute da noi, con le quali abbiamo parlato rispondendo alle loro domande e ai loro dubbi. Certo, abbiamo dovuto dedicare del tempo, ma alla fine siamo riusciti a vaccinarli.

Come valuta l’ipotesi di questi giorni, sulla scorta della risalita dei contagi, di un prolungamento dello stato d’emergenza fino al 31 marzo 2022; decisione che sarà comunque assunta il mese prossimo?
Sarebbe una proroga molto opportuna perché ci permetterebbe di superare l’inverno, il momento più a rischio, di mantenere ancora le misure in in vigore e di potenziare, come dicevo all’inizio, le risorse umane necessarie. In questa fase il personale è un’arma indispensabile, anche alla luce del trend della curva pandemica.

Siamo all’ultimo miglio.

Se continueremo a vaccinare spingendo anche con la terza dose e con l’immunizzazione dei bambini, e se le istituzioni ci supporteranno con le risorse umane, credo che dopo questo rush finale potremo guardare alla prossima primavera con molta fiducia.

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