Terremoto in Siria e Turchia. Caritas Italiana, un dossier per “Non Dimenticare”

Oltre cinquantasette mila morti e circa 120 mila feriti: a quasi nove mesi dal sisma del 6 febbraio scorso, Caritas Italiana pubblica oggi il “Dossier Terremoto Siria – Turchia 2023”. Un modo per ricordare, da un lato, tutte le vittime rimaste sepolte dalla furia del sisma e dalle macerie delle città distrutte, e dall’altro, l’impegno senza sosta delle Chiese e delle Caritas locali sul terreno

(Foto ANSA/SIR)

Oltre cinquantasette mila morti e circa 120 mila feriti: a quasi nove mesi dal sisma del 6 febbraio scorso, Caritas Italiana pubblica oggi il “Dossier Terremoto Siria – Turchia 2023”. Un modo per ricordare, da un lato, tutte le vittime rimaste sepolte dalla furia del sisma e dalle macerie delle città distrutte, e dall’altro, l’impegno senza sosta delle Chiese e delle Caritas locali sul terreno. Nel Dossier si fa luce anche sull’operato di Caritas Italiana nei due Paesi nell’immediato post-emergenza e sul lavoro di supporto e coordinamento con Caritas Siria e Turchia, con cui Caritas Italiana collabora e progetta da anni.

Non passare oltre. “Attraversando i luoghi colpiti dal terremoto, incontrando i volti, ascoltando le storie, ho toccato con mano le sofferenze e le ferite di tante famiglie, di persone che continuano a sperimentare ogni giorno precarietà e disperazione”, racconta don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana. “Troppo spesso vediamo e passiamo oltre, dimentichiamo. È necessario invece tenere lo sguardo sulle popolazioni della Siria e della Turchia, che già prima dell’emergenza sismica vivevano in situazioni difficili e in contesti critici. Il presente dossier ha, tra i suoi obiettivi, proprio quello di accendere una luce sull’indifferenza”.

Aleppo (Foto Caritas Siria)

Alcuni numeri. Dal Dossier emerge che i morti in Turchia sono stati oltre 50 mila e 107 mila i feriti. Sono 658 mila i lavoratori che, in seguito al sisma, non sono più in grado di guadagnarsi da vivere, 2,4 milioni le persone che vivono ancora in alloggi temporanei, e 800 mila in tende e container. A livello di danni strutturali si contano 311 mila edifici inabitabili e 156 mila da demolire. Il conflitto e il terremoto hanno impattato duramente anche sulla popolazione siriana, e in particolare sulla componente cristiana che, pur essendo tra le meno vulnerabili dal punto di vista finanziario, affronta da oltre un decennio una sfida complessa per la sua stessa sopravvivenza in Siria. L’emigrazione rappresenta un pericolo concreto e minaccia l’esistenza dei cristiani in Siria che fino ad oggi è stata depauperata di quasi il 70% della sua comunità originaria. Dal dossier emerge che il sisma ha aggravato la situazione della popolazione che già vedeva il 90% delle famiglie incapace di soddisfare i propri bisogni primari, il 60% lamentava la mancanza di prodotti alimentari, il 52% la mancanza di elettricità e il 46% aveva bisogno di assistenza. Inoltre, le devastazioni causate dalla guerra hanno determinato lo sfollamento di 13,4 milioni di siriani e il terremoto ha colpito più duramente proprio i quartieri urbani maggiormente afflitti dalla povertà e con carenze di infrastrutture. Per esempio, da febbraio, nella sola Aleppo, sono crollati 1.700 edifici e altri 13.200 sono stati evacuati per necessità di interventi strutturali. In Siria, da febbraio la Caritas italiana, con i suoi partner locali, ha assistito 9680 famiglie (tra Aleppo, Lattakia, Hama e Homs), con 4336 pacchi alimentari, 2950 pacchi di acqua potabile, 750 materassi, 736 coperte, 4586 kit di igiene personale, e 1400 pacchi di pannolini per anziani e bambini.

(foto diocesi Cerignola-Ascoli Satriano)

L’impegno di Caritas Italiana. La presenza e l’impegno di Caritas Italiana continuano e vanno oltre l’emergenza. In Turchia Caritas Italiana è impegnata con la Chiesa locale in attività che vanno dall’aiuto umanitario di urgenza (distribuzione di aiuti umanitari, fornitura di beni di prima necessità, accoglienza dei terremotati sia direttamente nelle strutture della Chiesa locale sia attraverso contribuiti per gli affitti e le utenze di famiglie sfollate) alle attività che favoriscono l’accesso ad acqua potabile e igiene, dalle attività di supporto psicosociale per adulti e minori a progetti per il sostegno al reddito e al lavoro per la popolazione più vulnerabile, educazione professionale e sviluppo di attività generatrici di reddito, dall’educazione sia formale sia informale (incluse le minoranze) alla riabilitazione e ricostruzione, dalla salute e benessere delle fasce più vulnerabili al sostegno e mobilitazione della comunità locale. Analogo impegno in Siria, in particolare nella regione del Nord ovest del Paese, che ha subito i danni maggiori del terremoto, e che è quella dove il conflitto è stato più drammatico e dove ancora si combatte. L’intervento pianificato ad oggi comprende: aiuto umanitario di urgenza; ricostruzione e riabilitazione del tessuto abitativo ed economico post-sisma; assistenza sanitaria di base e chirurgia di urgenza post-sisma; progetti di ricostruzione post-bellica; assistenza medica post-bellica; cucine popolari; progetto “Come fiori tra le macerie”: un centro giovani per la pace e riconciliazione, a Damasco, sorto dalla collaborazione tra Caritas Italiana e Caritas Siria, che offre percorsi per favorire il dialogo attraverso la formazione, laboratori di artigianato e attività aggregative. Ad oggi il centro è stato frequentato da più di 200 ragazze e ragazzi, di diversa appartenenza politica e religiosa.

(Foto Caritas Siria)

Grande solidarietà. Grande la solidarietà della popolazione italiana che ha affidato alla Caritas risorse, in parte già spese e impegnate. La Cei ha dato subito un contributo di 1,5 milioni di euro. Questi fondi consentiranno di finanziare gli interventi già previsti e quelli da programmare nei prossimi mesi e anni. Le progettualità di Caritas Italiana prevedono anche la presenza, nei prossimi anni, di operatori in loco, che lavoreranno a fianco delle Caritas locali. In totale i fondi raccolti in Italia per i due Paesi sono stati in totale 11,822 milioni di euro di cui 1,5 milioni dalla Cei.

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