Azione cattolica: la formazione è un continuo invito alla conversione

All’interno dello statuto e del progetto formativo di Azione cattolica emerge chiaramente il primario impegno dell’associazione nella cura alla formazione integrale di ogni associato, attraverso l’intreccio della vita associativa, vita ecclesiale e vita civile. Reinterpretando una preziosa intuizione di Yves Congar, potremmo dire che l’Ac ritrova il senso autentico della sua missione “nell’opera stessa che Dio gli ha affidato, [comprende che] la sostanza delle cose in sé stesse esiste ed è interessante” (Y. Congar, Per una teologia del laicato)

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

All’interno dello statuto e del progetto formativo di Azione cattolica emerge chiaramente il primario impegno dell’associazione nella cura alla formazione integrale di ogni associato, attraverso l’intreccio della vita associativa, vita ecclesiale e vita civile. Reinterpretando una preziosa intuizione di Yves Congar, potremmo dire che l’Ac ritrova il senso autentico della sua missione “nell’opera stessa che Dio gli ha affidato, [comprende che] la sostanza delle cose in sé stesse esiste ed è interessante” (Y. Congar, Per una teologia del laicato). Tutto ciò non significa altro che andare al cuore dell’esistenza per cogliere quel principio di bene che Dio ha affidato all’umanità per continuare a realizzare il comandamento primordiale del “portare frutto” (cfr. Gen 1,22).
L’Ac ha a cuore una formazione capace di far crescere ogni persona nella sequela di Cristo, nella testimonianza e nell’annuncio del Vangelo all’interno dei vari passaggi di vita. In tal senso è assolutamente necessario che la formazione della coscienza credente di ogni aderente si nutra della capacità di abitare con l’intelligenza della fede la realtà, così da poter comprendere, giudicare e agire alla luce del Vangelo e dare ragione della speranza che abita il proprio cuore (cfr.1 Pt 3,15).
Così si esprimeva Vittorio Bachelet durante l’Assemblea del 1970: “La nostra associazione ha come suo compito quello di formare le coscienze e di far costante riferimento ai principi che se – come la fratellanza universale e la pace fra gli uomini – sono principi radicatamente cristiani, si rendono sempre più urgenti come principi indispensabili per la salvezza dell’umanità”.
La cura di coscienze evangeliche è un compito arduo e paziente; è un cammino che si fa compagnia nel comune discepolato di Gesù Cristo per poi diventare testimoni e missionari della sua Parola. Su questa strada ciascuno riscopre, con gratitudine e gioia, la propria vocazione per condividere con responsabilità il proprio carisma. In quest’ottica la formazione è un continuo invito alla conversione, interpellando la profondità dell’umano per rinnovare sempre l’adesione totale a Cristo e al suo Vangelo. “La formazione deve portare a conoscere Gesù e a decidersi per Lui, a scoprire che Lui realizza il desiderio di umanità piena che c’è nel nostro cuore. Attraverso la formazione, Gesù plasma la nostra vita, la riempie di sé e ne diventa la ragione. Attraverso la conoscenza sapienziale, la formazione ci porta a riconoscere in Gesù Cristo il volto di Dio, il volto di ogni fratello e anche il nostro vero volto” (Progetto formativo, p.29).

La cura e promozione di una coscienza matura comporta l’attenzione di tutta l’associazione nell’accompagnare il cammino umano e credente di ragazzi, giovani e adulti verso la consapevolezza dei doni ricevuti e la capacità di unificare nella propria esistenza i vari aspetti emotivi, cognitivi, relazionali, spirituali. All’interno del Progetto formativo ritroviamo le mete attraverso le quali formare coscienze laicali di Ac per questo tempo: “l’interiorità, la fraternità, la responsabilità e l’ecclesialità” (pp. 50-ss). Crescere nella novità dello Spirito, condividere la scommessa della fraternità, spendersi nella responsabilità, vivere l’appartenenza alla Chiesa in tutta la sua verità e bellezza sono le vie essenziali per diventare discepoli-missionari che rispondono con fedeltà alla propria chiamata a vivere con gioia questo tempo per trasmettere la luce della fede.
L’Ac porta nel cuore il desiderio di accompagnare tutte quelle “persone che sono afferrate da Cristo, che aspettano la manifestazione della sua gloria, che attendono la trasformazione di ogni cosa nel Regno di Cristo” (C.M. Martini, Che cosa significa essere cristiani). Dall’incontro autentico e decisivo con Cristo scaturisce una testimonianza credente nella storia, capace di mostrare la convivialità delle differenze e l’originalità di ogni persona, la dignità di ogni uomo e di ogni donna, la fecondità della carità: un’autentica con-formazione a Cristo permette, così, a ogni aderente di farsi prossimo, di ascoltare l’intimo desiderio di felicità custodito nel cuore di ogni persona e di rimuovere dal cuore ogni macigno che ostacola l’incontro con il Vivente.
Concludo rivolgendo l’invito all’Azione cattolica di continuare a farsi seme per la vita del mondo: il Seminatore (cfr. Mc 4,1-8) continua ancora oggi a spargere con generosità e abbondanza il seme buono – che poi siamo ciascuno di noi – e, anche se bisogna affrontare gli imprevisti, l’aridità e le inconsistenze del terreno, quel seme porterà frutto e rallegrerà la vita degli uomini e delle donne di questo tempo.

(*) assistente centrale dell’Azione cattolica ragazzi

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