Non più soltanto luoghi di formazione e di ricerca, ma anche spazi di dialogo tra culture e visioni differenti. In altri termini, vere e proprie “arene geopolitiche”, capaci di costruire ponti, coltivare la diplomazia globale e orientare il confronto tra Paesi e società. È questa la missione che dovranno adempiere sempre più le università italiane nel mondo, così come è stata delineata durante la conferenza “Le università italiane all’estero: l’internazionalizzazione del sistema universitario italiano”, ospitata oggi a Milano l’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’incontro – spiegano i promotori – si inserisce nel programma della XVIII Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia nel mondo, aperta a Roma il 15 dicembre dai saluti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A ribadire il ruolo degli atenei come attori strategici nella costruzione di relazioni internazionali è stata Elena Beccalli, rettrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “La proiezione internazionale di un ateneo – ha detto – non si traduce solamente nell’attivazione di corsi in lingua inglese, nell’accogliere studentesse e studenti dall’estero, nel promuovere i propri corsi nei circuiti dell’educazione globale, nell’ottenere accreditamenti dei corsi di studio, nell’attivare doppi titoli o nel perseguire avanzamenti nei ranking internazionali. Sono tutti obiettivi imprescindibili ed essenziali. Ma va ricordato che si tratta di strumenti, non del fine in sé dell’internazionalizzazione di un Ateneo. Sono infatti strumenti funzionali a una missione più alta: incidere in modo reale e responsabile sulla società, a partire dalla consapevolezza che gli atenei sono chiamati ad agire come autentiche arene geopolitiche”.
A soffermarsi sulla presenza del sistema universitario italiano all’estero è stata Tiziana Lippiello, delegata Crui per le Relazioni Internazionali e rettrice dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. “Il nostro sistema rappresenta un’eccellenza e un volano per la crescita sociale ed economica del Paese”, ha detto, ricordando come siano stati fondamentali i finanziamenti del Pnrr: “Abbiamo rafforzato i rapporti con il territorio e con i partner europei. Ritengo importante continuare a operare secondo una logica di alleanze per costruire ecosistemi nell’ambito della formazione superiore, rafforzare la dimensione transnazionale della ricerca scientifica e dell’innovazione, promuovere investimenti congiunti per creare effetti duraturi nel tempo”. Essere un ateneo internazionale e aperto al mondo significa però sapere operare anche in aree del mondo a basso reddito per favorire uno sviluppo sostenibile. Risponde a queste finalità il Piano Africa dell’Università Cattolica, illustrato dal direttore Mario Molteni e che ha già promosso oltre 130 progetti in 40 Paesi.