“Ogni volta che serviamo i poveri, che oggi si manifestano dentro tante forme di povertà, (compresa la povertà morale, spirituale e culturale) noi dobbiamo imparare a riconoscere in essi i tesori più preziosi attraverso i quali Gesù ama mostrarsi. Non sono i poveri ad aver bisogno della Chiesa, è la Chiesa ad aver bisogno dei poveri. La povertà diventa profezia. Ci libera dalla tirannia dell’avere. Smaschera la cupidigia del possesso. L’essere umano non è fatto per l’accumulazione, ma per il dono. Nel volto dell’altro, ferito e consumato, noi riconosciamo il volto di Cristo vivente”. Lo ha affermato ieri mattina il vescovo di Como, card. Oscar Cantoni, durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto in duomo per il Giubileo della Caritas diocesana nella nona Giornata mondiale dei poveri.
Nell’omelia il porporato ha voluto “ringraziare innanzitutto i tanti amici che in ogni parte della diocesi si prodigano a servizio dei poveri, aiutando così la comunità cristiana a superare il virus della cultura della indifferenza e dello scarto, per sottolineare, invece, l’impegno per la cura di chi è spesso lasciato solo ai margini della società”. E poi ha espresso “tutta la mia gioia, unita a gratitudine, per l’esemplare testimonianza di servizio gratuito della nostra Caritas diocesana e delle Caritas vicariali. Esse sono uno strumento pedagogico per aiutare l’intera Comunità cristiana ad assumersi sempre più la responsabilità dell’impegno di servizio verso i poveri”. “Oggi – ha proseguito il card. Catoni – vorrei richiamare con particolare forza, alla luce del primo testo che papa Leone ha inviato a tutta la Chiesa con la sua esortazione ‘Dilexi te’ (Ti ho amato – Ap 3,9), la gioiosa certezza che, impegnandoci con i poveri, siamo noi per primi a ricevere, quindi ad essere evangelizzati. Servire i poveri non è un atto da compiere dall’alto in basso, non un gesto di pietà offerto indistintamente a poveri qualunque, ma un incontro tra pari, tra fratelli e sorelle, con nomi e volti precisi, attraverso cui Cristo viene rivelato e annunciato”. Il porporato ha poi voluto condividere “una confidenza intima che don Roberto Malgesini mi aveva riservato, ossia il suo sguardo pieno di stupore e di commozione alla scoperta di questa realtà (i poveri sono la carne di Cristo), che dava ragione al suo impegno di vicinanza affettuosa e concreta nei confronti dei senza dimora, delle singole persone che vivono in strada, di cui conosceva perfettamente il nome e la loro provenienza, poveri che egli quotidianamente incontrava nelle vie della nostra Città, offrendo loro, con garbo signorile, la colazione”. “Il nostro impegno a servizio dei poveri – ha commentato – non può essere considerato una sola opera di filantropia, sia pure meritoria. Il prenderci cura dei poveri è una azione ecclesiale attraverso la quale noi tocchiamo la carne di Cristo. In loro Dio si rende presente, fragile e concreto”.
Da oggi la Caritas diocesana di Como vivrà la “Settimana giubilare” (17-23 novembre), con gli open days dei servizi in diversi punti del territorio.