“I morti che qui ricordiamo, i morti nel mondo a causa della violenza dei conflitti riguardano ciascuno di noi se intendiamo essere considerati esseri umani. Oggi rivolgiamo il nostro sguardo, il nostro pensiero, alle vittime di quelle tragedie. Dai militari caduti ai civili, vittime di quella condizione – la guerra – che la Legge Fondamentale tedesca e la Costituzione italiana ripudiano, facendo propria la grande lezione derivante dal tragico secondo conflitto mondiale”. Lo ha affermato ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento al Palazzo del Reichstag, sede del Parlamento tedesco a Berlino, in occasione della Giornata del lutto nazionale, 80 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
“Ci uniamo, in una giornata di memoria e di lutto, perché ricordare la nostra storia comune è esercizio indispensabile nella nostra inesauribile aspirazione alla pace”, ha proseguito il Capo dello Stato, sottolineando che “memoria delle atrocità dell’uomo nel passato e dolore profondo per quelle presenti ci obbligano a un esercizio di consapevolezza: la pace non è un traguardo definitivo, bensì il frutto di uno sforzo incessante, fondato sul raggiungimento di valori condivisi e sul riconoscimento della inviolabilità della dignità umana di ogni persona, ovunque”. “Da sempre la guerra ambisce a proiettare la sua ombra cupa sull’umanità”, ha ammonito, ricordando che “il Novecento, con lo sviluppo della industrializzazione della morte, ha trasformato la tragedia dei soldati in tragedia dei popoli”.