Incontro internazionale per la pace: appello finale, “non c’è futuro se la guerra si sostituisce alla diplomazia e al dialogo nella soluzione dei conflitti”

“Nessuna guerra è santa, solo la pace è santa! Dio conceda al mondo il dono preziosissimo della pace”. Si conclude con questa invocazione l’Appello per la pace, rivolto dai partecipanti alla preghiera ecumenica al Colosseo al termine dell’Incontro internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. “È questo il tempo di osare, per aprire vie di pace”, si legge nell’appello. di cui sono stati letti alcuni stralci: “Non si può aspettare. Non possono aspettare milioni di bambini, anziani, donne, uomini che subiscono le conseguenze della guerra”. “Una globalizzazione senz’anima ha dilapidato tra i popoli il sentimento di un destino comune”, l’analisi del testo: “Si sono esaltate le differenze e le inimicizie, tra genti e persone. Antichi fantasmi sono riemersi, facendo rivivere nazionalismi e odi etnici e razziali, incoraggiando la paura, abbagliati e confortati dalla produzione di ricchezze immense in mano, però, a pochissimi”. “La pratica della forza calpesta il diritto internazionale, indebolisce le istituzioni nate all’indomani della Seconda guerra mondiale per liberare il mondo definitivamente dal flagello della guerra”, la descrizione della situazione attuale: “Promuove violenza e aggressività, giustifica i conflitti tra i popoli e crea spaesamento e paura nella società. Le guerre illudono che il futuro migliore è contro l’altro e senza l’altro. Le religioni sanno che non c’è mai futuro senza l’altro”. “Nel mondo c’è un’immensa sete di pace, disarmata e disarmante”, si legge ancora nel messaggio: “La pace è la domanda inascoltata di popoli interi, dei profughi, dei bambini, delle donne”. “Non c’è futuro se la guerra si sostituisce alla diplomazia e al dialogo nella soluzione dei conflitti”, il monito: “Per questo impegniamo noi stessi e chiediamo ai responsabili del mondo un cambiamento di paradigma: rimettiamo al centro la comunità umana. Impariamo di nuovo l’arte del vivere insieme. Costruiamo ponti e non muri. Fermiamo le guerre e apriamo il tempo della riconciliazione, per una sicurezza fondata sul dialogo e non sull’escalation della produzione e della minaccia delle armi. Le future generazioni ringrazieranno chi ha avuto il coraggio di osare per la pace. Abbandoniamo il tempo della forza e inoltriamoci nel tempo del dialogo e della negoziazione, che solo può dare pace e sicurezza. Le religioni offrono quello che hanno ricevuto da Dio: l’amore, la sapienza, il valore della vita, il perdono. Sono fermamente consapevoli che i popoli formano un’unica comunità, con un destino comune. Rivolgono con fede la loro preghiera perché si spenga ogni odio e sia consolato ogni cuore affranto”.

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