L’oratorio come “casa aperta a tutti”, come “laboratorio di dialogo e di vita condivisa”, come “luogo dove ragazzi, famiglie ed educatori imparano a riconoscere nell’altro non una minaccia, ma una risorsa, e dove l’esperienza cristiana si esprime nel rispetto, nel servizio e nella solidarietà”. È disponibile da oggi online il documento “Fede e accoglienza: l’oratorio come luogo di incontro interreligioso”, un testo elaborato nella diocesi di Milano da vari soggetti diocesani: il Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo, l’Ufficio per la Pastorale dei migranti, la Fondazione Oratori Milanesi e la Caritas Ambrosiana. È il frutto di “un percorso di riflessione e collaborazione” volto a sostenere le comunità ambrosiane nell’impegno di vivere l’oratorio come “spazio educativo capace di coniugare identità cristiana, apertura al dialogo e responsabilità evangelica in una società sempre più plurale”. Il documento contiene anche una serie di “indicazioni pratiche” per sacerdoti responsabili della pastorale giovanile, educatori, comunità educanti utili a gestire soprattutto il periodo dell’oratorio estivo che nella diocesi di Milano coinvolge ogni anno circa 300 mila bambini e ragazzi e 40 mila tra educatori, animatori, preti e religiosi. Numerose famiglie di religione islamica lasciano i loro figli in oratorio riconoscendo nell’esperienza estiva uno spazio sicuro di cura e di accoglimento, dove si condividono valori comuni come il rispetto, l’amicizia e la solidarietà. La scelta di diffondere il documento oggi non è casuale: il 28 ottobre di 60 anni fa veniva infatti pubblicata la dichiarazione conciliare Nostra Aetate, grazie alla quale la Chiesa si aprì formalmente a un più ampio dialogo con le altre religioni.
Partendo da situazioni vissute in questi anni in alcuni oratori il documento suggerisce di evitare l’esclusione di ragazzi musulmani dal ruolo di animatori e sconsiglia di obbligarli a partecipare a momenti propri della tradizione cristiana, ma mette anche in guardia da aperture improprie o sincretismi, come improvvisare preghiere islamiche o utilizzare testi sacri di altre religioni. Si suggerisce invece di promuovere laboratori interculturali, che favoriscano la reciproca conoscenza tra ragazzi di diverse culture e fedi. Oltre agli orientamenti per l’estate, nel documento sono proposte alcune indicazioni per l’intero anno pastorale. Il desiderio – conclude il documento – è quello di “mettersi in ascolto e riconoscere un appello dello Spirito nelle pieghe della storia: per scoprire il Vangelo vivente, nel nostro tempo così caratterizzato da una convivenza multireligiosa a tutti i livelli, la quale è, sì, sfida per tutti i credenti, ma anche occasione per ridestare negli uomini il desiderio di Dio”.