“L’educazione cristiana è opera corale: nessuno educa da solo”. Lo scrive il Papa, nella lettera apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”, in cui ricorda che “la comunità educante è un ‘noi’ dove il docente, lo studente, la famiglia, il personale amministrativo e di servizio, i pastori e la società civile convergono per generare vita”: “Questo ‘noi’ impedisce che l’acqua ristagni nella palude del ‘si è sempre fatto così’ e la costringe a scorrere, a nutrire, a irrigare. Il fondamento resta lo stesso: la persona, immagine di Dio, capace di verità e relazione”. “La questione del rapporto tra fede e ragione non è un capitolo opzionale”, il monito del Papa, che cita le parole di san John Henry Newman – “la verità religiosa non è solo una parte ma una condizione della conoscenza generale” – che domenica prossima dichiarerà co-patrono della missione educativa della Chiesa insieme a san Tommaso d’Aquino. “Sono un invito a rinnovare l’impegno per una conoscenza tanto intellettualmente responsabile e rigorosa quanto profondamente umana”, spiega Leone, secondo il quale “bisogna anche fare attenzione a non cadere nell’illuminismo di una fides che fa pendant esclusivamente con la ratio”: “Occorre uscire dalle secche col recuperare una visione empatica e aperta a capire sempre meglio come l’uomo si comprende oggi per sviluppare e approfondire il proprio insegnamento. Per questo non si devono separare il desiderio e il cuore dalla conoscenza: significherebbe spezzare la persona”. “L’università e la scuola cattolica sono luoghi dove le domande non vengono tacitate, e il dubbio non è bandito ma accompagnato”, il ritratto del Papa: “Il cuore, lì, dialoga col cuore, e il metodo è quello dell’ascolto che riconosce l’altro come bene, non come minaccia”. “Cor ad cor loquitur” è stato, infatti, il motto cardinalizio di san John Henry Newman, tratto da una lettera di san Francesco di Sales: “La sincerità del cuore, non l’abbondanza delle parole, tocca il cuore degli uomini”.