“La decisione finale, specialmente quando sono in gioco la vita e la morte, deve sempre rimanere nelle mani di un essere umano”. È l’appello lanciato dal card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nel corso della Lectio magistralis sull’etica dell’intelligenza artificiale tenuta oggi all’Istituto superiore di sanità. Riflettendo sull’uso delle nuove tecnologie in ambito medico, il cardinale ha messo in guardia dal rischio di “deumanizzazione della cura e disgregazione dell’atto medico”, in cui il medico diventi “mero supervisore di un processo automatizzato”. Tra le potenzialità dell’IA ha citato la diagnosi precoce, la personalizzazione delle terapie, l’ottimizzazione delle risorse. Tuttavia – ha sottolineato – “un algoritmo non può partecipare con empatia al mistero del dolore”. È quindi necessario garantire un uso responsabile, in cui la tecnologia “resti al servizio della scienza e non riduca l’alleanza terapeutica a una somma di calcoli”.