Riflettere sulla morte può aiutare a vivere meglio? Da questa domanda nasce l’idea di Cbm Italia – organizzazione internazionale impegnata nella salute, l’educazione, il lavoro e i diritti delle persone con disabilità in Italia e nel mondo – di organizzare un “Death Cafè” aperto a chiunque desideri confrontarsi sulla vita, la morte, le paure e i desideri, con libertà e rispetto, insieme alla filosofa e tanatologa Marina Sozzi e a don Mauro Santoro, sacerdote della diocesi di Milano.
Appuntamento lunedì 15 settembre, alle ore 17.30, nella sede di Cbm Italia, in via Gioia 72 a Milano, con “Questioni di vita e di morte”: un incontro a ingresso libero su prenotazione che prende le mosse dall’omonima rubrica on line in cui i due esperti rispondono alle domande del pubblico di Cbm: https://www.cbmitalia.org/tags/questioni-di-vita-e-di-morte/.
“Una maggiore consapevolezza della finitezza può, anziché angosciarci, migliorare la qualità della nostra vita”, conferma Marina Sozzi, aiutando le persone che vogliono riflettere sulla fine della vita a capire cosa conta davvero, a vivere con pienezza, a fare le scelte che più assomigliano al proprio modo di vivere.
La riflessione sulla vita e sulla morte è alla base di una scelta consapevole che riguarda il lascito solidale, il testamento che include anche un ente benefico tra i beneficiari, lasciando un contributo in denaro o un bene della quota disponibile.
È un modo per lasciare anche un’eredità valoriale ai propri familiari, come ha fatto con Cbm Italia Annamaria, pugliese, classe ’53, laureata in fisica e docente universitaria: “Dono per un senso di giustizia e perché ho sempre sentito come mia famiglia il mondo intero, soprattutto quello più sofferente e svantaggiato. Non ho figli, ma ho dei nipoti. Li ho sempre aiutati, per tutta la vita, non solo finanziariamente. Ma con la mia morte, i poveri verranno per primi. Perché hanno più bisogno di tutti”. Annamaria ha conosciuto Cbm diversi anni fa quando la mission aveva attirato la sua attenzione – il padre infatti soffriva di problemi alla vista – e poi ha proseguito creando reti di aiuto, come quando segnalò all’organizzazione la nipote di un’amica missionaria in Nigeria a cui serviva un intervento agli occhi, e Cbm si fece carico di tutte le cure. “Non chiudersi mai all’imprevedibilità della vita, a qualsiasi età. Parola di ricercatrice”.
Secondo AstraRicerche (indagine condotta per il Comitato Testamento solidale, marzo ‘25) un italiano su 4 pensa al lascito solidale per lasciare un segno di sé, trasmettere i propri valori, proiettare nel futuro un ricordo che continui a generare bene. Una scelta che riguarda anche i giovani. La conoscenza del lascito solidale è aumentata negli ultimi anni: oggi più di mezzo milione di persone ha già previsto un lascito nel proprio testamento.