“È stato un naufragio di notevoli dimensioni. Le suore sono arrivate al molo per accogliere i migranti come sempre ma siccome c’erano tanti cadaveri e la polizia scientifica stava lavorando non sono potute entrare”. A parlare al Sir e’ suor Antonietta Papa, della Congregazione Figlie di Maria Missionaria, responsabile del progetto dell’Uisg (Unione internazionale delle superiore generali) “Migranti in Sicilia” a proposito del naufragio di oggi al largo di Lampedusa. Secondo l’Unhcr sarebbero morte almeno 20 persone e altrettanti i dispersi, mentre i 60 sopravvissuti sono accolti nell’hotspot gestito dalla Croce Rossa. Secondo alcuni media sarebbe morta anche una neonata. Suor Antonietta è stata a Lampedusa fino a ieri e oggi sta ricevendo notizie dalle consorelle del presidio presente a Lampedusa e che coinvolge più congregazioni religiose. Le suore vivono tutto l’anno nell’isola, a metà strada tra la parrocchia di San Gerlando, con la quale collaborano attivamente, e il molo dove sbarcano i migranti salvati dalla Guardia costiera o dalle Ong. “Oggi non abbiamo potuto portare gli aiuti come al solito – precisa -. Hanno mandato via tutte le organizzazioni umanitarie e sono rimasti solo gli operatori di polizia”.
Ogni volta che c’è uno sbarco o un salvataggio le religiose, insieme agli operatori di altre organizzazioni della società civile, vanno al molo per accogliere le persone, dire una parola di conforto, distribuire una bevanda calda. La loro presenza ha l’obiettivo di “essere ponte tra la popolazione locale e la popolazione migrante con un lavoro di presenza, testimonianza e sensibilizzazione”. Le quattro suore hanno risposto alla richiesta di Papa Francesco ai religiosi: uscire dalle loro case e servire le persone che vivono ai margini. Suor Papa, di origine calabrese, è stata per dieci anni missionaria in Brasile tra gli indigeni Xerente, in Amazzonia, poi superiora generale della sua Congregazione e da quasi due anni si occupa del presidio a Lampedusa.