Australia: vescovi, “vietare tutte le forme di maternità surrogata, nessuna regolazione può eliminarne i danni”

“Non esiste alcun quadro normativo capace di eliminare i danni intrinseci della maternità surrogata”. È quanto afferma la Conferenza episcopale cattolica australiana in una memoria inviata alla Commissione nazionale per la riforma del diritto, nell’ambito della revisione delle leggi sulla surrogazione. “La surrogata, in tutte le sue forme, mina la dignità delle donne e dei bambini, mercificandone la vita e trasformando la gravidanza in una transazione”, scrivono i vescovi, secondo i quali “al suo cuore, la surrogata tratta le donne come strumenti da usare e i bambini come prodotti da commissionare”. Ogni bambino ha “il diritto di essere concepito, portato in grembo e cresciuto all’interno del legame stabile e amorevole dei propri genitori biologici. Ignorare deliberatamente questo contesto significa violarne la dignità e l’interesse superiore”. I vescovi riconoscono che “il dolore dell’infertilità è reale e merita compassione”, ma la maternità surrogata introduce “nuovi e profondi danni: espone donne e bambini a rischi medici, causa traumi emotivi duraturi e apre la porta allo sfruttamento”. Richiamandosi alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, denunciano la violazione del diritto all’identità, alla genitorialità e alla protezione dalla mercificazione. I presuli chiedono anche un’applicazione più severa del divieto di surrogata commerciale, soprattutto nei confronti delle pratiche all’estero che eludono le leggi interne.

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