“L’advocacy non è una rivendicazione astratta, ma promozione integrale della persona”: è una delle tre piste indicate da don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, nel suo intervento programmatico. Un impegno che, ha spiegato, passa attraverso la creazione di reti, la collaborazione con i servizi pubblici e il sostegno a scelte che tutelino i più deboli. Al centro della riflessione anche il Protocollo Quadro firmato lo scorso 11 giugno tra la Conferenza episcopale italiana e il Ministero dell’Interno, per favorire “l’accoglienza e l’inclusione di richiedenti asilo, rifugiati e migranti vulnerabili”. L’accordo, ha sottolineato Pagniello, riconosce il ruolo della Chiesa e “incoraggia la sperimentazione di nuovi processi di accoglienza e integrazione, attraverso progetti pilota nelle diocesi e sui territori”. Infine, i corridoi umanitari, “che salvano vite e trasformano le comunità che vi partecipano”. Per Caritas – ha concluso – “costruire ponti è possibile e doveroso. Proteggere i vulnerabili è segno di civiltà. Integrare è investire nel futuro di pace: facciamolo insieme, con il pensiero e con l’azione quotidiana”.

(foto: Caritas italiana)