Cittadinanza: mons. Perego (Cei), “unisce appartenenza e partecipazione concreta”

“L’aspirazione alla cittadinanza italiana non rappresenta semplicemente la soluzione a questioni di carattere amministrativo” ma “accomuna tanto gli italo-discendenti quanto gli stranieri stabilmente presenti in Italia, inclusi i figli nati e cresciuti nel nostro Paese da genitori stranieri”. Lo ha detto questa mattina mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni, ascoltato dalla Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati in merito al disegno di legge 2369 recante “Disposizioni per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all’estero”. Tenendo conto che la cittadinanza “è un legame insieme affettivo ed effettivo, che unisce appartenenza e partecipazione concreta” e che essa è anzitutto “un diritto da garantire, non un privilegio da concedere”, il presidente della Migrantes ha invitato la politica a “essere accompagnamento e voce della comunità, non barriera”. E ha indicato come modello significativo quello della “cittadinanza europea”. Mons. Perego ha poi riferito alcuni numeri sulla mobilità: dal 1992 ad oggi l’Italia “ha 4 milioni di immigrati in più, più permessi per ricongiungimenti familiari che per lavoro, più studenti immigrati nelle scuole, più nascite da genitori stranieri regolarmente presenti sul territorio e provenienti da circa 200 nazionalità diverse”. Al tempo stesso, è cambiata anche l’emigrazione italiana: “su un totale di 6,1 milioni di italiani residenti all’estero al 1° gennaio 2024, il 54,2% vive oggi in Europa; tra le partenze più recenti, quelle dirette verso Paesi europei rappresentano addirittura il 70%”. Per mons. Perego questi dati servono, ad esempio, a evidenziare il rischio  che “diverse disposizioni pensate originariamente per l’italodiscendenza e una mobilità intercontinentale” si rivelino “inadeguate rispetto alla realtà della mobilità europea”. Va evitata una lettura riduttiva che riconduca la crescita della presenza italiana all’estero unicamente ai processi di acquisizione della cittadinanza: “Almeno il 30% di chi oggi risiede in Europa è iscritto all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) per nascita”. Anche per questo da tempo il Rapporto italiani nel mondo sollecitava l’esigenza di disporre di dati più precisi sulla presenza dei nostri connazionali all’estero, che sarà ora possibile grazie all’Istat. Allo stesso tempo, mons. Perego ha chiesto “l’istituzione di un tavolo di lavoro finalizzato alla riformulazione delle modalità di iscrizione all’Aire, tenendo conto di una mobilità radicalmente cambiata”.

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