Beni confiscati alle mafie: Libera, destinati 1.532 in Puglia. 129 soggetti gestori in 45 comuni, il 48% sono associazioni, il 30% cooperative sociali, il 5% enti ecclesiastici

In occasione dell’anniversario della Legge n. 109/96, che ha segnato un punto di svolta per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, Libera ha presentato oggi il nuovo report “Raccontiamo il bene”, un aggiornamento sui risultati raggiunti e sulle sfide ancora da affrontare. Un’iniziativa che ha trasformato 1132 realtà sociali in tutta Italia, impegnate nella gestione e valorizzazione di beni un tempo simbolo del potere mafioso, ma ora protagonisti di un nuovo modello di sviluppo territoriale, capace di generare welfare, economia positiva e cultura. In Puglia, il censimento condotto da Libera ha rivelato che ben 129 realtà gestiscono beni confiscati, in 45 comuni della regione, un numero in crescita rispetto all’anno precedente. La gestione di questi beni è affidata per la maggior parte a 63 associazioni e 38 cooperative sociali, ma anche a enti religiosi, fondazioni e istituti scolastici, che utilizzano gli spazi per attività di welfare, cultura, agricoltura, e persino sport. In particolare, sono 75 i soggetti che si occupano di servizi sociali, seguiti da 31 che promuovono la cultura e il turismo sostenibile, 23 che operano nell’agricoltura e nell’ambiente, e 6 che si concentrano sulla creazione di posti di lavoro. L’impegno di queste realtà ha reso possibile la rigenerazione di luoghi un tempo abbandonati e sotto il controllo della criminalità, trasformandoli in centri di sviluppo e inclusione sociale. “Dietro ogni numero ci sono storie di persone, associazioni e cooperative che, con coraggio e dedizione, hanno restituito dignità a spazi che raccontavano solo illegalità e sfruttamento,” ha commentato Tatiana Giannone, responsabile nazionale Beni Confiscati di Libera. “Oggi quei luoghi parlano di un’altra storia, quella di una comunità che si è riappropriata del suo futuro, lontano dal dominio delle mafie”.
Nonostante i successi, il report di Libera sottolinea anche le criticità da affrontare: la necessità di garantire maggiore trasparenza nella gestione dei beni confiscati, di impedire la privatizzazione di questi beni attraverso affitti o vendite, e di rafforzare la collaborazione tra enti pubblici e privati per sostenere economicamente i progetti di riutilizzo. Libera chiede che le risorse destinate alla valorizzazione dei beni confiscati siano messe a sistema, con una cabina di regia nazionale che coordini i fondi pubblici e privati per garantire la sostenibilità di questi progetti. In Puglia, ad oggi, sono stati destinati 1.532 beni immobili confiscati, ma 1.015 restano ancora in gestione, in attesa di essere destinati a nuovi progetti. Sul fronte delle aziende, sono 99 quelle già destinate, mentre 135 sono ancora in attesa.

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