“Chiediamo al governo della Costa Rica di garantire che i migranti nel nostro Paese siano trattati come figli e figlie di Dio, specialmente coloro che, costretti a tornare nei loro Paesi d’origine, si trovano in fase di deportazione”. È l’appello della Conferenza episcopale costaricana in un messaggio firmato dal segretario generale, mons. Daniel Francisco Blanco Méndez, vescovo ausiliare di San José, e da padre Gustavo Meneses Castro, segretario esecutivo per la pastorale della Mobilità umana. “Ci opponiamo al trattamento dei migranti come criminali: fuggire dai loro Paesi e attraversare le frontiere in modo irregolare non è un reato. Poiché il nostro Paese si fonda sul rispetto dei diritti umani, non possiamo accettare che i migranti arrivino ammanettati o in catene. Inoltre, i media, gli osservatori della Chiesa cattolica e le organizzazioni umanitarie devono poter verificare che i protocolli per un trasferimento e un’accoglienza dignitosa siano rispettati, in conformità con i trattati internazionali adottati dallo Stato costaricano”, si legge nella nota. I vescovi sottolineano infine che la questione migratoria è legata a dinamiche regionali e globali, e chiedono alle autorità costaricane di adottare un approccio basato sul rispetto dei diritti umani, senza subire pressioni da decisioni di governi stranieri che potrebbero compromettere la tradizione umanitaria del Paese e aumentare rischi, insicurezza e vulnerabilità per i migranti e i deportati.