“La chiesa in un quartiere è quel punto che ti fa guardare dal presente verso il futuro e se non fa questo non è Chiesa”. Lo ha detto il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, concludendo il suo intervento al convegno “La chiesa di San Giuseppe Artigiano in occasione del XXV anno della sua consacrazione”. Per il presule “in un quartiere inesistente, con una planimetria che presenta soltanto una visione generale dall’alto di una di una città che si sta mettendo insieme per costituire quello che ancora non è, Lamezia Terme, ad un certo punto si costruisce una chiesa che diventa l’elemento di aggregazione con alcune dinamiche che sono, per esempio, quelle religiose in quanto la chiesa è il luogo all’interno del quale si riunisce una comunità. Poi, intorno a questa chiesa cominciano a venire edificati dei palazzi, delle case: si comincia a strutturare un ambiente urbano, si inizia ad antropizzare quella planimetria che prima era semplicemente nulla. Allora, intorno a quella chiesa si crea un aggregato urbano che ancora presenta quella inquietudine della ricerca dell’altro come figlio, come fratello, senza ancora riconoscerlo”. Ed è in questo contesto che la chiesa diventa elemento centrale per “creare socialità, comunità, per vivere una comunione. Allora, quel desiderio umano di mettermi in relazione con l’altro che non passa, e non può passare, dalla vendita del fratello e dai riconoscimenti successivi, ma deve passare necessariamente dalla prossimità con l’altro, dentro questa dinamica la chiesa fa la sua opera d’arte: cioè quella di un aggregatore capace di indicare la possibilità di trasformare una massa amorfa in un popolo strutturato. E questo – ha concluso il vescovo – è il quadro più bello che una chiesa, una parrocchia, può realizzare: quella, cioè, di far convivere queste espressioni diverse dell’arte e, dentro queste espressioni diverse dell’arte, ognuno con la propria caratteristica e con la propria sensibilità”.