Il regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo ha annunciato ieri il ritiro del Nicaragua dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), ordinando nel contempo alla rappresentanza dell’agenzia Onu a Managua di chiudere i propri uffici e lasciare il Paese. La decisione è da collegare alla pubblicazione, in settimana, del rapporto Fao, il quale rivela che un milione e 400mila nicaraguensi, pari a circa il 20% della popolazione (19,6%, per la precisione), soffrono la fame. Un livello che pone il Nicaragua al secondo posto in America Centrale, dopo l’Honduras (20,4% della popolazione).
Secondo il Governo nicaraguense, si tratta di “informazioni false”, non autorizzate e non comprovate. “L’atteggiamento della Fao è inaccettabile, inammissibile e irrispettoso. Di conseguenza, comunichiamo il ritiro del Nicaragua da questa Organizzazione e chiediamo l’immediata chiusura della sua rappresentanza e dei suoi uffici in Nicaragua”, si legge in una lettera inviata al direttore generale della Fao, Qu Dongyu, e presentata a Roma dall’ambasciatrice presso la sede centrale di Roma, Monica Robelo.
La Fao è accusata di “ingerenza” e di non aver consultato alcun organismo di governo nella stesura del rapporto, che secondo Managua sarebbe stato pubblicato “in modo malizioso e per scopi politici”, con informazioni e dati “che non sono stati né autorizzati, né confrontati con le nostre istituzioni, né convalidati”. Nel rapporto, il Nicaragua è uno dei 36 Paesi o territori “classificati come Paesi in situazione di crisi alimentare prolungata”, assieme ad Haiti, Honduras e Guatemala, per quanto riguarda l’area di America Latina e Caraibi.