La quindicesima edizione del Premio Santo Stefano ha confermato la vivacità del distretto di Prato e ne ha riconosciuto la qualità conferendo anche quest’anno il riconoscimento a tre aziende, due del settore tessile, Bartolini srl e Lyria, e una, Macoev, impegnata nella trasformazione digitale come solution provider. Questa mattina, nell’auditorium della Camera di Commercio, sono stati conferiti gli “Stefanini d’oro”, premi chiamati così alla stregua del noto Ambrogino milanese, pensati dalla città di Prato per rendere omaggio alle imprese virtuose, che operano nel mercato rispettando le regole della concorrenza, i diritti dei lavoratori e la sostenibilità ambientale e sociale. Il Premio Santo Stefano, dal nome del patrono cittadino, è promosso da diocesi, comune, Provincia, Fondazione Cassa di risparmio di Prato, Camera di commercio di Pistoia e Prato e comune di Montemurlo, nacque nel 2010 per la felice intuizione dell’allora vescovo Gastone Simoni e dell’imprenditore Giovanni Masi.
La cerimonia è stata introdotta da un talk show, al quale hanno partecipato le istituzioni cittadine.
Il vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini, ha condiviso il percorso intrapreso dalla Chiesa di Prato sul tema del lavoro: “Stiamo facendo degli incontri su cinque grandi temi: ambiente, cura, immigrazione, pace e giovani, per mettere in evidenza quelle connessioni che possano permettere alla città di costruire un presente e un futuro migliore”. Mons. Nerbini si è detto soddisfatto di questa iniziativa promossa dalla Pastorale sociale della diocesi: “Oltre ottanta persone coinvolte per analizzare fenomeni e proporre percorsi di miglioramento”. Il percorso di riflessione è nato all’indomani degli episodi di sfruttamento lavorativo avvenuti a Prato nei mesi scorsi e portati all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale.
I Premi, delle vere e proprie opere d’arte, sono stati realizzati da mons. Daniele Scaccini, vicario generale e direttore dell’Ufficio beni culturali della diocesi di Prato. Architetto e con un passato da artista, mons. Scaccini ha dedicato gli Stefanini all’ingegno pratese e al tema della speranza per la coincidenza con l’anno del Giubileo. Al centro dell’opera c’è la spola, classico simbolo dell’industria pratese, all’interno c’è della lana colorata e intorno partono delle “vele” con i colori del Giubileo (giallo, rosso, verde e blu) che rappresentano l’apertura al mondo delle aziende e anche una vela d’oro, simbolo del Premio. Alla base ci sono i sassi del martirio del patrono Santo Stefano. Una coccarda blu e rossa rappresenta la città di Prato. Oltre al tessuto, la presenza del metallo sta a significare la diversificazione del distretto industriale pratese. “È un invito – ha detto mons. Scaccini – ad avere fiducia e speranza nelle situazioni. La città, rappresentata dalla coccarda, riconosce il lavoro delle aziende e lo ritiene importante per costruire nuove opportunità di sviluppo per tutto il nostro territorio”.