È iniziato ufficialmente domenica 5 gennaio, con una messa nella cattedrale greco-cattolica della Santissima Trinità a Blaj, in Romania, l’“Anno cardinale Iuliu Hossu” (1885-1970), dedicato alla memoria del vescovo romeno martire del comunismo, beatificato nel 2019. Proposto da due deputati, rappresentanti la comunità ebraica e le minoranze nazionali, l’anno è stato approvato dal Parlamento romeno nel 2023 e istituito dal presidente Klaus Iohannis. Celebrato tutto il 2025 a livello nazionale, l’anno vuole ricordare la vita, l’opera, la personalità, il martirio e il ruolo di Iuliu Hossu nella realizzazione dell’unione, nel 1918, delle provincie romene che formano la Romania di oggi, e il suo impegno a favore degli ebrei perseguitati. Lui stesso fu perseguitato dal 1948, quando il governo romeno mise fuori legge la Chiesa greco-cattolica romena, e fino alla morte in un ospedale di Bucarest, dopo quasi 22 anni di detenzione, in prigione e in vari monasteri ortodossi. Rifiutò con umiltà la berretta cardinalizia e Paolo VI lo creò cardinale in pectore nel concistoro del 28 aprile 1969, svelando il suo nome in quello del 5 marzo 1973. Nel 2025 i romeni sono chiamati dunque a “riscoprire il valore dell’unità, della comunione e del sacrificio per la fede e gli ideali”, spiega in una lettera il vescovo greco-cattolico Claudiu Lucian Pop, successore del beato card. Iuliu Hossu alla sede vescovile di Cluj-Gherla. L’Anno cardinale Iuliu Hossu sarà festeggiato con varie iniziative e celebrazioni.