Le Regioni meridionali compreso le isole “primeggiano” con 20 indagini in totale, seguite da quelle del Centro (16) e dal Nord (12). È quanto emerge dalla fotografia del Bel Paese sul fronte corruzione, scattata da Libera, in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione, che ricorre ogni anno il 9 dicembre. Prima in classifica il Lazio con 10 inchieste, seguita da Campania con 9 inchieste, la Lombardia con 7, Sicilia con 5 e Puglia con 4. In queste Regioni si concentra il 74% delle inchieste a livello nazionale. Ben 106 persone indagate sono nel Lazio, 82 indagati in Sicilia, seguita dalle Marche con 80 persone indagate di cui ben 77 persone indagate in una sola inchiesta su corruzione per finte vaccinazioni anti Covid, 79 in Campania, dalla Lombardia, con 72 indagati e dalla Puglia, a quota 64. La mappa delle inchieste e il numero degli indagati, per i quali vale la presunzione di non colpevolezza, è frutto di una ricerca avente come fonte lanci di agenzie, articoli su quotidiani nazionali e locali, rassegne stampe istituzionali, comunicati delle Procure della Repubblica e delle forze dell’ordine, precisa Libera.
Le tante inchieste – conclude Libera – ci raccontano di una corruzione ormai “normalizzata”, che come una vera “patologia nazionale” alimenta sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, disimpegno, astensionismo. E nonostante l’aggravarsi del fenomeno assistiamo ad un progressivo allentamento dei freni inibitori di freni e contrappesi istituzionali, a seguito di “controriforme” legislative, come la “legge Nordio”, e per l’indebolimento dei presidi e dei controlli. In altri termini, si stanno costruendo le condizioni più propizie per una pratica indisturbata, impunita ed estremamente profittevole – grazie agli ingenti fondi stanziati per Pnrr, grandissime opere o manifestazioni sportive già programmate – di svariate forme di “abusi di potere per fini privati”, che ben presto in molti casi non saranno più perseguibili come reati dalla magistratura, né segnalabili come tali dalla stampa, perciò non più riconoscibili come tali dall’opinione pubblica.