Ci sono “mazzette” per finte vaccinazioni Covid o per ottenere falsi titoli di studio, in altri casi le “mazzette” hanno facilitato l’aggiudicazione di appalti per la gestione dei rifiuti piuttosto che per la realizzazione di opere pubbliche o la concessione di licenze edilizie. E poi ci sono le inchieste per scambio politico elettorale e quelle relative alle grandi opere. In occasione della Giornata internazionale contro la corruzione, che ricorre ogni anno il 9 dicembre, Libera ha scattato una fotografia delle principali inchieste sulla corruzione nel nostro Paese nell’anno in corso. L’istantanea mostra un quadro allarmante: l’avanzata senza freni della corruzione in Italia. Da Torino ad Avellino, da Bari a Pozzuoli, da Palermo e Catania, da Milano a Roma, il 2024 è un continuo bollettino di “mazzette” con il coinvolgimento di amministratori, politici, funzionari, manager, imprenditori, professionisti e mafiosi coinvolti in una vasta gamma di reati di corruzione. Dal 1° gennaio al 1° dicembre 2024, Libera ha censito da notizie di stampa 48 inchieste su corruzione e concussione, oltre quattro inchieste al mese. Ad indagare su questo fronte sempre caldo si sono attivate 28 procure in 14 Regioni italiane. Complessivamente 588 sono state le persone indagate per reati che spaziano dalla corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio al voto di scambio politico-mafioso, dalla turbativa d’asta all’estorsione aggravata dal metodo mafioso, dall’abuso di ufficio (fin quando era in vigore) al traffico di influenze illecite. Dall’analisi delle inchieste, ancora in corso e dunque senza accertamento definitivo di responsabilità individuali, emerge una corruzione “solidamente” regolata, ancora sistemica e organizzata, dove a seconda dei contesti il ruolo di garante del rispetto delle “regole del gioco” è ricoperto da attori diversi: l’alto dirigente oppure il faccendiere ben introdotto, il “boss dell’ente pubblico” o l’imprenditore dai contatti trasversali, il boss mafioso o il “politico d’affari”.
“Si tratta – commenta Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera – di un quadro sicuramente non esaustivo, per quanto significativo. Da un lato, infatti la ‘liberalizzazione’ delle procedure di appalto e l’abrogazione dell’abuso d’ufficio hanno reso più difficile l’acquisizione di elementi probatori per la magistratura; dall’altro, le forme più insidiose di corruzione si fondano oggi su una formale legittimità degli atti pubblici piegati a potenti interessi privati, cui corrispondono contropartite smaterializzate (favori, appoggi politici, etc.), o anch’esse formalmente lecite, come i finanziamenti alle campagne elettorali. Una corruzione ormai ‘legalizzata’, di fronte alla quale l’azione repressiva è ormai impotente”.