Diocesi: mons. Cipolla (Padova), “improntare le attività in termini di collaborazioni con i cittadini”

“Una città armoniosa si costruisce a partire dalla realtà della vulnerabilità e non dall’illusoria pretesa della sicurezza. Nella vulnerabilità comprendiamo il nostro essere con-sorti e riusciamo a comprenderci gli uni negli altri. Questa è la prima pietra di costruzione delle relazioni interpersonali e istituzionali. Qui sorge l’edificio di servizi che si fanno prossimi a tutti i cittadini quali portatori di diritti e sollecitano tutti i cittadini quali portatori di responsabilità alla costruzione del bene comune”. Lo ha detto mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, ieri, nel suo omaggio alla Madonna dei Noli. “Troppo spesso come istituzioni ragioniamo e improntiamo le nostre attività in termini di servizi agli utenti piuttosto che collaborazioni con i cittadini – ha aggiunto –. Anche coloro che sono al centro della nostra attenzione come persone in difficoltà sono cittadini e in quanto tali hanno bisogno di molto più che della nostra cura, hanno bisogno della nostra collaborazione. E quando dico ‘nostra’ intendo come istituzioni e come cittadinanza tutta”.
Il vescovo ha poi sottolineato che “con questo approccio vanno accompagnate le famiglie perché possano aprirsi alla vita, i giovani perché si appassionino alle cose belle, gli anziani perché si sentano parte della loro città, i lavoratori perché contribuiscano a rendere sempre più ricco e vivace il territorio”. “Padova è un cantiere di infrastrutture e insieme desideriamo sia un cantiere di alloggi per chi cerca casa; di accoglienza per chi cerca futuro; di imprenditorialità e di lavoro; di condivisione con chi soffre ed è solo; di solidarietà con chi è povero; di contrasto alla criminalità organizzata, al gioco d’azzardo, allo spaccio di stupefacenti, allo sfruttamento della prostituzione – ha concluso –. Viviamo in una città che è ricca di bellezza e di cultura, di storia e di innovazione: è da queste radici e dalla creatività che guarda al domani che possiamo e dobbiamo risignificare il tempo e lo spazio della “condivisione” e della cura. La cura verso l’umanità fragile. Cura che ha i tratti dell’ascolto, della vicinanza, dell’attenzione, del riconoscimento e della valorizzazione delle persone, nella loro realtà e verità”.

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