Cammino sinodale nelle Marche. Ascoli Piceno: “Speriamo e vogliamo che la dimensione dell’ascolto sia permanente”

L’inizio del cammino sinodale della Chiesa italiana, ufficializzato da Papa Francesco nel 2021, nella diocesi di Ascoli Piceno è combaciato con l’arrivo del nuovo vescovo, mons. Gianpiero Palmieri, ma soprattutto è arrivato in un momento nel quale in alcune zone si deve ancora fare i conti con i postumi del terremoto del Centro Italia che ha segnato quella zona ed influenzato la vita di tutti. "È innegabile che l’arrivo del nuovo vescovo ha concesso uno sprint maggiore”, dichiara Barbara De Vecchis

foto SIR/Marco Calvarese

(foto diocesi Ascoli Piceno)

L’inizio del cammino sinodale della Chiesa italiana, ufficializzato da Papa Francesco nel 2021, nella diocesi di Ascoli Piceno è combaciato con l’arrivo del nuovo vescovo, mons. Gianpiero Palmieri, ma soprattutto è arrivato in un momento nel quale in alcune zone si deve ancora fare i conti con i postumi del terremoto del Centro Italia che ha segnato quella zona ed influenzato la vita di tutti. “Abbiamo creato il Cantiere della ricostruzione delle relazioni crollate, pensato da una ragazza proveniente da una delle zone interne maggiormente colpita dal terremoto, per curare e ricostruire le relazioni attraverso l’ascolto”, sono le parole di Barbara De Vecchis, referente per il cammino sinodale della diocesi di Ascoli Piceno, che sottolinea l’importanza della scelta di vivere in comunione con le periferie diocesane, attraverso iniziative come la veglia di Pentecoste di maggio scorso, tenutasi ad Arquata del Tronto come segno di prossimità. “Papa Francesco ci ha voluto rimettere in cammino come Chiesa. Una Chiesa che è capace di riformare se stessa mettendosi in ascolto di quello che lo Spirito gli dice. È necessario per la Chiesa intercettare la voce dello Spirito aprendo come delle finestre attraverso le quali la luce dello Spirito possa entrare: ascoltando la scrittura, ascoltandoci tra noi ma, soprattutto ci dice Papa Francesco, ascoltando tutti lo Spirito che vi suggerirà a quale riforma siete stati chiamati come Chiesa in questo tempo”.

(foto Sir)

Queste le parole di mons. Gianpiero Palmieri in un’intervista a Radio Ascoli, proposta sulla pagina del sito divenuta punto di riferimento di questo cammino sinodale ascolano, “Voce alla Narrazione”, realizzata sotto forma di podcast nel quale si presentano le risposte alle domande proposte a tutti, soprattutto ragazzi e giovani incontrati nelle scuole grazie alla partecipazione degli insegnanti di religione. “Tu come stai? Hai nel cuore una ricerca spirituale? Nella tua vita ti sei sentito ascoltato dalla Chiesa? Avresti qualcosa da dire alla Chiesa perché ti sia più vicina?”: queste le domande alle quali molti hanno già risposto usando anche il Qr code in totale anonimato ed altri lo potranno fare, dato che il progetto è risultato molto interessante e valido e vuole essere portato avanti ancora per altro tempo, per poter offrire delle storie che non sono né belle né brutte ma semplicemente storie che devono interrogare e far riflettere. “Ascoltare è il primo passo del cammino sinodale e come Chiesa è importante farlo. Forse per troppo tempo siamo stati una Chiesa troppo chiusa e blindata. Rimettersi in cammino partendo dai compagni di viaggio è fondamentale. Mettersi in ascolto delle storie di vita ha significato per la Chiesa diocesana, mettersi davvero nei panni delle persone di questo territorio e chiedersi: attraverso la vita delle persone, cosa il Signore ci sta dicendo? Su che cosa ci sta provocando?”, prosegue il vescovo di Ascoli Piceno, che racconta di storie di vite matrimoniali fallite che hanno provocato tanta sofferenza, ritrovata anche nei racconti dei ragazzi che devono rappresentare la voce del Signore che chiede alla Chiesa di farsi prossima, una chiamata che non può essere messa da parte. “Speriamo e vogliamo che la dimensione dell’ascolto sia permanente. Una Chiesa che si mette in contatto con tutti e che ascolta tutti e che prende sul serio tutti, è una Chiesa come la vuole il Signore e come la vogliono anche gli ascolani: accogliente, che ascolta, in contatto con tutti e che non giudica”, conclude mons. Gianpiero Palmieri, che sta accompagnando e vivendo dal principio questo cammino sinodale assieme a tutti gli altri, iniziando dal primo periodo che potrebbe essere definito promozionale, di incontro e conversazione con tutte le comunità parrocchiali, anche le più periferiche, per spiegare lo stile sinodale.

“È innegabile che l’arrivo del nuovo vescovo ha concesso uno sprint maggiore”, dichiara De Vecchis, che spiega come, man mano, siano venuti fuori i limiti maturati nel tempo, come ad esempio la perdita della capillarità a vantaggio di un ascolto che potrebbe essere definito istituzionale e fatto di sintesi e documenti, facendo venire fuori l’esigenza di ascoltare le storie di vita di tutti sul territorio per far muovere la Chiesa ascolana. “Raccogliere queste storie in un portale ci è sembrato naturale, per dare loro rilievo”, racconta la referente per il cammino sinodale della diocesi di Ascoli Piceno che vede questo solo come un inizio, dato che la fase di ascolto sarà permanente: “Deve diventare uno stile, una prassi”. Tante le storie raccolte tra ragazzi e giovani che raccontano di una spiritualità esistente, di una ricerca continua che la Chiesa deve saper intercettare, per non rischiare un ulteriore scollamento già registrato dalle loro stesse testimonianze. “Le storie dei ragazzi parlano con la loro verità”, aggiunge De Vecchis che guarda al portale come una possibilità di riflessione per la vita di tutti attraverso l’esperienza di altri, oltre che un interrogativo per ognuno: “Come Chiesa cosa sei chiamato a fare?”. Il cammino sinodale della diocesi di Ascoli Piceno prosegue con incontri che vanno dai circoli anziani ai consigli comunali, ma anche la creazione di una equipe di ragazzi che aiutino ad incontrare meglio il cammino dei bambini, così come la preparazione all’Assemblea diocesana di settembre ed i ritiri spirituali su esercizio al discernimento. “Le difficoltà ci sono, così come quel senso di inadeguatezza, perché l’ascolto è da capire”, le parole di Barbara De Vecchis che conclude: “Alcune volte non ti metti in ascolto perché credi di dover dare subito delle risposte, invece non dobbiamo avere fretta ma saper ascoltare le vite delle persone, metterle assieme alle altre e poi fare delle scelte che potranno dare speranza a tutti”.

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