Tragedia a Manfredonia. Franco Casadei: “I due bimbi rumeni morti annegati come i miei fratelli Bruno e Rosalba”

Come tutto il Paese, anche la redazione del "Corriere cesenate" ha appreso in questi torridi giorni di luglio della tragica morte di due fratellini, Daniel e Stefan, di sei e sette anni, in Puglia, in provincia di Foggia. Sono morti entrambi annegati. Il "Corriere" ha chiesto all'amico e noto medico-poeta Franco Casadei di scrivere per alcune righe. Eccole, con la poesia che lo stesso autore ha redatto in ricordo dei suoi due fratelli Bruno e Rosalba, morti annegati anch'essi nel 1949

(Foto: Corriere Cesenate)

Abbiamo appreso in questi torridi giorni di luglio della tragica morte di due fratellini, Daniel e Stefan, di sei e sette anni, in Puglia, in provincia di Foggia. Sono morti entrambi annegati.
Abbiamo anche appreso che ieri al loro funerale c’è stata poca partecipazione di popolo.
Abbiamo chiesto all’amico e noto medico-poeta Franco Casadei di scrivere per noi alcune righe. Eccole di seguito, qui sotto, con la poesia che lo stesso autore ha redatto in ricordo dei suoi due fratelli Bruno e Rosalba, morti annegati anch’essi nel 1949. Un fatto che segnò per sempre la vita di Casadei e quella dei suoi genitori, come lui stesso scrive.

Si chiamavano Daniel e Stefan, due fratellini rumeni di 6 e 7 anni, figli di braccianti agricoli. Sono morti annegati in un vascone per la raccolta d’acqua per irrigazione, nelle campagne del Foggiano.

La curiosità di due bambini, il desiderio forse di una piccola avventura, appena dietro casa. Per provare un po’ di refrigerio in questi giorni d’afa. Per farsi una nuotata, come in una piscina vera.

Questa tragedia mi riporta alla mia prima infanzia quando nella frazione di Collinello, fra Polenta e Bertinoro, annegarono nel torrente Ausa i miei due fratelli Bruno e Rosalba di 11 e 12 anni.

Era il 21 settembre del lontano 1949 e avevo appena tre anni. I miei genitori pure erano agricoltori e questo dramma ha segnato per sempre la loro e la mia vita.

Pur così piccolo, ho negli occhi, come fosse ora, le scene di quel giorno. Era tempo di vendemmia e ricordo le decine e decine di contadini che si erano ammassati lungo le rive del torrente alla ricerca dei due bambini che da ore non si trovavano. Finché una donna vide a pelo d’acqua dentro un gorgo quel che le sembrò una ciocca di capelli.

E, col rischio di annegare pure lui, mio babbo Anselmo si gettò nell’acqua e scoprì fratello e sorella senza vita abbracciati nella melma.

Il 21 settembre del 2003, cinquantaquattresimo anniversario della loro morte, ho scritto una poesia dedicata a Bruno e Rosalba, a ricordo di quel dramma che oggi rivivo alla notizia della tragedia accaduta in terra di Puglia. Tragedia che mi fa rabbrividire e che mi riporta a quella mai chiusa ferita.

Bruno e Rosalba

Quella sera, dopo la fiumana,
la riva sfaldata al gioco
delle vostre corse ingenue,
non siete tornati

e io, di tre anni, tre giorni
sulle ginocchia di mia madre,
abbracciato al suo dolore.

Adagiati su legni di porta, dalla bocca
un rivolo sottile di bava, di melma,
gente dai casali, dai vigneti
e donne e vecchie
– un mormorio sommesso per l’aia –
chi si segnava, chi portava acqua
chi lenzuoli e fiori,
due uomini in nero dagli sguardi lunghi

e io, di tre anni, tre giorni
su quel grembo duro di singhiozzi
in attesa di un risveglio
come quando Rosalba e Bruno
si fingevano, per gioco, morti.

Stagioni di silenzio, di respiri grandi
come il vuoto, troppo lungo il gioco…
non aspetto più i loro scherzi,
i salti con la corda,
mia sorella che mi spettinava

quel 21 settembre piangevo
per venire con voi al fiume,
avreste custodito i miei tre anni,
vi avrei salvato, forse,
forse avete salvato me.

(precedentemente pubblicato sul “Corriere cesenate“)

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