Giubileo dei giovani: card. Battaglia (Napoli), “dentro di me è rimasto un canto, fatto di gratitudine e speranza”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Mentre i giorni passano e la vita riprende il suo ritmo, il cuore non smette di custodire le immagini, i volti e le parole di ciò che abbiamo vissuto insieme durante il Giubileo dei giovani. È come se dentro di me fosse rimasto un canto, fatto di gratitudine e di speranza, che vorrei ora condividere con voi”. Con queste parole inizia la lettera del il cardinale arcivescovo di Napoli, Mimmo Battaglia, rivolge oggi ai giovani della sua diocesi, “pellegrini per il Giubileo della Speranza”.
Il porporato, innanzitutto, ringrazia i giovani: “Grazie per il coraggio di esserci stati, per aver lasciato che questa esperienza vi raggiungesse in profondità. Grazie per la vostra freschezza, per la capacità di stupirvi, per le domande che avete portato, talvolta anche faticose, ma sempre vere. Grazie per ogni sorriso, per ogni stretta di mano, per ogni silenzio abitato dalla ricerca e dal desiderio di pienezza. E grazie a quanti tra voi hanno deciso di vivere questa esperienza come volontari, al servizio dei pellegrini provenienti da ogni parte del mondo! In voi ho visto una gioventù che non si accontenta di facili risposte, ma che ha sete di autenticità, di verità, di un amore che non deluda”.
Un ringraziamento speciale va agli educatori ed educatrici “che, con discrezione e passione, vi hanno accompagnato non solo nei giorni del Giubileo, ma nel quotidiano della vita, dove si costruiscono relazioni, scelte e cammini. Sono uomini e donne spesso giovani come voi che hanno investito tempo, energie, cuore, per aiutarvi a scoprire la bellezza della vostra unicità. Non si sono limitati a ‘organizzare’ il viaggio, ma vi hanno sostenuto nel viverlo, lasciandovi liberi di essere voi stessi, scegliendo di mettersi in cammino con voi e per voi”.
Gratitudine anche ai preti: “Li ho visti con i miei occhi farsi compagni di strada, senza paura di sporcarsi con la polvere del cammino, segni tangibili di quella Chiesa in uscita che tante volte Papa Francesco ci ha chiesto di essere. Ho visto preti che sanno camminare al vostro ritmo, che ascoltano prima di parlare, che sanno ridere con voi e, quando serve, anche piangere con voi. Ho visto preti che non temono di mostrare la loro umanità, perché sanno che è proprio lì che Dio si fa vicino. Li ho visti, nei momenti di preghiera e nei momenti più semplici, essere pastori veri: non davanti per comandare, non dietro per inseguire, ma in mezzo a voi, per sostenere e accompagnare. Grazie fratelli e figli miei presbiteri, grazie davvero!”.

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