Terremoto Centro Italia: 9 anni dopo. Accumoli, mons. Piccinonna, “Occorre rimettersi in cammino per per ritrovare la vita e la speranza”

(Foto Diocesi Rieti)

Un violino solo, accompagnato dalle immagini del territorio proiettate sullo sfondo, ha aperto la veglia di preghiera, snodata lungo i misteri del Rosario, con cui Accumoli ha commemorato i nove anni dal sisma del 24 agosto 2016. L’altare, ideato dal parroco di Accumoli, don Stanislao Puzio, riferisce il settimanale on line della diocesi di Rieti, www.frontierarieti.com, univa memoria e speranza: al centro il crocifisso di Illica, recuperato dalla chiesa crollata, sullo sfondo stoffe nei colori del Giubileo della Speranza, tese su un ponteggio a ricordare insieme la messa in sicurezza e il lavoro di ricostruzione. Accanto, un orologio fermo sulle 3.36, l’ora della scossa. Il sindaco ha ringraziato i presenti e il vescovo Vito Piccinonna, ricordando le vittime e richiamando con forza la necessità di accelerare la ricostruzione, “perché tutti possano tornare nelle proprie case”. Nella sua riflessione il vescovo si è soffermato sul tema dello smarrimento: “Ci sentiamo, ci siamo sentiti smarriti. Il terremoto, la sofferenza, la morte hanno provocato in noi un senso amaro di smarrimento. Abbiamo perso anche la speranza. Abbiamo perso Gesù”. Ma come Maria e Giuseppe, ha aggiunto, anche le comunità ferite sono chiamate a rimettersi in cammino: “Non basta ripetere di sentirsi smarriti. Occorre rimettersi in cammino per ritrovare Gesù, per ritrovare la vita, per ritrovare la speranza. E questo è possibile, ma se lo facciamo insieme”. Il vescovo ha messo in guardia dal rischio di vivere di ripetizioni, di restare incagliati nel continuo riproporsi del vissuto: “Noi viviamo nella società del copia e incolla. Il Vangelo profuma di novità. Non è novità per la novità, ma è la novità che ha a che fare con la verità”. E ha invitato a non fermarsi allo sgomento, ma a cercare un ritrovamento nuovo: “Mettiamo da parte ciò che ci divide, ciò che ci porta a isolarci. Facciamo comunità. Ne vale la pena”. Al termine, è giunto l’invito a raccogliere l’appello di papa Leone, che per il 22 agosto aveva chiesto di vivere il digiuno e la preghiera per invocare pace e giustizia. Da un lato, scrive il settimanale diocesano, il compito quasi impossibile di pacificare i cuori verso le ferite del terremoto, dall’altro il desiderio altrettanto esigente di un superamento universale del conflitto. Un modo per raccordare la storia più intima e privata con la storia del mondo, per dare prospettiva e respiro non solo al dolore, ma anche alla speranza.

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