Settimana liturgica nazionale: card. Battaglia, “spargere semi di speranza nel campo del mondo, essere lievito nascosto che fa nuova la vita”

(Foto diocesi di Napoli)

“In questa 75ª Settimana liturgica nazionale, dobbiamo ancora più riflettere sulla liturgia come occasione per rifornirci di speranza, e per imparare a condividerla con tutti, soprattutto con coloro che fanno fatica a ritrovarla”, “con tutti coloro che sono feriti dalla vita, con i poveri, gli scartati, gli ultimi, perché se non facciamo questo vuol dire abbiamo celebrato invano, che non abbiamo compreso il senso del Pane spezzato e del Calice versato”. Perché, “il vero prodigio non è solo il sangue che si scioglie in una teca, ma il cuore che si scioglie nell’amore. Il vero miracolo è una Chiesa che ogni giorno si fa Eucaristia per il mondo, che sa alzarsi da tavola come il Maestro e chinarsi sui piedi feriti della storia”. Lo ha sottolineato, stasera, il card. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nella celebrazione dei vespri in cattedrale, che ha aperto la 75ª Settimana liturgica nazionale, sul tema “Tu sei la nostra speranza. Liturgia: dalla contemplazione all’azione”.
E allora” il mio augurio è che ognuno di noi, lasciando Napoli, al termine di questa esperienza possa tornare in ogni parrocchia, in ogni comunità, in ogni angolo di questa nostra Italia spesso confusa e affaticata, per celebrare non come chi assiste, ma come chi partecipa pienamente al mistero di speranza che è la Pasqua di Cristo!”, l’auspicio del porporato.
L’arcivescovo ha evidenziato: “La liturgia non è un alienante rifugio dalla realtà, ma è scuola di realtà. È lì che impariamo a sperare non per illuderci, ma per costruire. Non per dimenticare, ma per ricordare che la storia ha ancora un senso. Che la vita ha un destino. Che il dolore non è l’ultima parola. Che ogni uomo è atteso, ogni donna è accolta, ogni ferita può guarire”.
Per il card. Battaglia, “abbiamo bisogno come non mai della liturgia, di una liturgia che ridesti la speranza assopita, che la distribuisce come pane buono in ogni angolo della vita. Una liturgia che infonde coraggio, che consola senza addormentare, che forma cuori capaci di restare fedeli nel dolore, di custodire la gioia nel tempo, di ricominciare ogni giorno. Questo è il nostro compito: spargere semi di speranza nel campo del mondo, essere lievito nascosto che fa nuova la vita. Custodire il sole di Pasqua anche quando l’inverno sembra regnare”.
Sì, ha concluso, “perché Dio non si è stancato di noi, non ha smesso di cercarci tra le pieghe della storia, e ogni volta che celebriamo, il suo amore ci si fa vicino come un respiro silenzioso, sussurrando al cuore di ciascuno e della comunità cristiana: ‘Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio’ (Isaia 41,10)”.

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