Striscia di Gaza: 104 Ong “Israele blocca ingresso aiuti umanitari mentre aumenta la fame”. “Stop a uso aiuti come arma e apertura immediata di tutti i varchi di frontiera”

(Foto: Save the Children International)

Nonostante le autorità israeliane sostengano che non vi siano limiti agli aiuti umanitari che entrano a Gaza, la maggior parte delle principali Ong internazionali non è stata in grado di consegnare nemmeno un camion di forniture di prima necessità dal 2 marzo. Invece di smaltire il crescente accumulo di merci, le autorità israeliane hanno respinto le richieste di decine di Ong di portare beni di prima necessità, sostenendo che queste organizzazioni “non sono autorizzate a consegnare aiuti”. Solo in luglio, oltre 60 richieste sono state respinte con questa motivazione lasciando milioni di dollari di cibo, medicine, acqua e articoli per l’alloggio bloccati nei magazzini in Giordania ed Egitto, mentre i palestinesi stanno morendo di fame. Di qui l’appello di 104 Ong, diffuso oggi.
“Chiediamo a tutti gli Stati e ai donatori di esercitare pressioni su Israele affinché ponga fine all’uso degli aiuti come arma, anche attraverso ostacoli burocratici, come le procedure di registrazione delle Ong internazionali”, si legge nel testo. Le Ong chiedono inoltre di “insistere affinché le Ong internazionali non siano costrette a condividere informazioni personali sensibili, in violazione del Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr), né a compromettere la sicurezza o l’indipendenza del personale come condizione per la fornitura degli aiuti”, e di “esigere l’apertura immediata e incondizionata di tutti i valichi di frontiera terrestri e le condizioni per la fornitura di aiuti umanitari salvavita”.
Secondo le 100 Ong, il sistema di registrazione viene ora utilizzato per bloccare ulteriormente gli aiuti e negare cibo e medicine nel mezzo dello scenario peggiore di carestia. “Da quando è stato imposto l’assedio totale il 2 marzo, Care non è stata in grado di consegnare nessuno dei nostri 1,5 milioni di dollari di forniture preposizionate a Gaza”, afferma Jolien Veldwijk, direttore nazionale di Care. “Oxfam ha oltre 2,5 milioni di dollari di merci che sono state rifiutate da Israele all’ingresso a Gaza, in particolare articoli per l’igiene, oltre a generi alimentari”, aggiunge Bushra Khalidi, responsabile politiche Oxfam.
Queste restrizioni fanno parte di una strategia più ampia che include il cosiddetto programma “Ghf” (General Health Fund), un meccanismo di distribuzione militarizzato promosso come soluzione umanitaria; in realtà, secondo le Ong, “uno strumento di controllo letale, con almeno 859 palestinesi uccisi da quando è entrato in funzione”.
“Il programma di distribuzione alimentare militarizzato ha trasformato la fame in un’arma e ha causato sofferenze. Le distribuzioni nei siti Ghf hanno provocato livelli estremi di violenza e omicidi, principalmente di giovani palestinesi, ma anche di donne e bambini, che si sono recati nei siti nella speranza di ricevere cibo”, sostiene Aitor Zabalgogeazkoa, coordinatore emergenze di Msf a Gaza.
“A questo punto – conclude Sean Carroll di Anera – tutti sanno qual è la risposta corretta e umana, e non è un molo galleggiante, lanci aerei o il Ghf. La risposta, per salvare vite umane, salvare l’umanità e salvare voi stessi dalla complicità in una fame di massa orchestrata, è aprire tutte le frontiere, a qualsiasi ora, alle migliaia di camion, ai milioni di pasti e alle forniture mediche, pronti e in attesa nelle vicinanze”.

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