“Una agente israeliana mi ha letto un documento in cui si diceva che ‘io sono un pericolo per lo Stato di Israele’ come fosse una sentenza. Mi ha detto di firmarlo ma io non l’ho firmato. Non dovremmo più firmare nessun accordo con Israele”. Lo ha affermato oggi don Nandino Capovilla, parroco di Marghera e membro di Pax Christi, raccontando, durante una conferenza stampa, l’episodio della sua espulsione di lunedì all’aeroporto di Tel Aviv. Don Capovilla è stato trattenuto 7 ore mentre era in viaggio con un gruppo di 18 persone della campagna di Pax Christi “Ponti non muri”, che ora è in Cisgiordania. Don Capovilla ha ringraziato il card. Matteo Zuppi, il patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia, la Santa Sede e tutta la Chiesa “per il sostegno” e per essere intervenuti in suo aiuto. “Ma io non ho subito nessuna angheria – ha precisato -. Questa privazione della libertà personale a me non è costata nulla. Milioni di persone in Palestina sono invece privati della libertà di andare in ospedale, muoversi, vivere”. Ha poi ricordato che il 21 novembre 2024 la Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto contro il presidente Netanyahu e altre autorità israeliane: “Chi è che deve essere arrestato?”. Criticando i governi che ancora appoggiano Israele ha sottolineato: “Gli impegni dei Paesi sono espliciti e non dovrebbero sostenere chi è responsabile di genocidio”.
Ha inoltre annunciato che se dovesse passare il disegno di legge governativo “che vieta ogni manifestazione sulla Palestina perché considerata antisemita, io sarò in piazza lo stesso”. Rispondendo ad una domanda dei giornalisti su quanti chiedono una visita di Papa Leone XIV a Gaza ha detto: “Se andasse lì vicino e facesse un saluto a Gaza certamente sarebbe una buona cosa”. “Dobbiamo riempire la Palestina della nostra presenza – ha affermato -. È una grande sofferenza per me non poterci più andare. Sarebbe bello riprendere i pellegrinaggi con la libertà di non tacere quando si vedono soprusi sui cittadini”.