Giubileo 2025: Teramo, mons. Viganò (UniNettuno) all’evento “La conoscenza anima della speranza”. “La speranza è custodia del sapere”

“Il sapere sperante si distingue nettamente dal sapere tecnocratico. Quest’ultimo pretende di trasformare l’orizzonte in un algoritmo, la conoscenza in previsione, la verità in esecutività, espellendo così la speranza: là dove tutto è calcolato, nulla può più essere atteso. Al contrario, il sapere che spera accetta di essere esposto, non per debolezza, ma per onestà, riconoscendo la finitudine della razionalità. Solo così si evita l’idolatria del presente, comprendendo che ciò che è visibile non è tutto ciò che è reale. In questo senso, la speranza non è un ornamento della conoscenza, ma la sua custodia”. Lo ha affermato il prof. Dario Edoardo Viganò, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Telematica internazionale Uninettuno, in occasione del III Meeting “La Scienza per la pace” promosso dalla diocesi di Teramo-Atri che si apre stamattina al Parco della Scienza.
Nell’intervento del presule una riflessione sul rapporto tra sapere, speranza e visione del reale con un richiamo ad un passo della Lettera agli Ebrei (11,1) che offre un orizzonte epistemico significativo: “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”. La speranza diventa così la condizione di possibilità per un’adesione che non si fonda sull’immediato, un sapere dell’invisibile capace di dare consistenza a ciò che ancora non si è manifestato.

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