“Il coraggio non è qualcosa che ci si dà da soli. Si riceve. Viene da fuori, dall’altro, dalla vita che ci attraversa e ci sorprende, talvolta con durezza, ma sempre in relazione con gli altri”. È quanto ha affermato mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona, intervenendo oggi all’incontro “12 parole per dire speranza”, presso la chiesa giubilare di San Francesco Saverio alla Garbatella. Commentando la testimonianza di Thomas Chiaramonte, il presule ha invitato i giovani ad abitare con coraggio la complessità del reale: “Viviamo in un’epoca in cui tutto sembra semplificato, ma il mondo non è semplice: è complesso, cioè intrecciato. E serve un pensiero capace di reggere questa complessità, non slogan”. Secondo il vescovo, anche il tema dell’economia chiede uno sguardo giusto: “Il problema non è crescere nella ricchezza, ma garantire gli ascensori sociali. Come a dire: non bastano i grattacieli se poi mancano le opportunità per tutti”. Quindi l’appello a non cedere al fatalismo: “Non è vero che le cose debbano andare come stanno andando. Anche pensare diversamente è un atto di coraggio”. Citando Paul Tillich, ha concluso: “Ogni coraggio di esistere ha una radice religiosa. Il coraggio, in fondo, è dire sì alla vita. Anche chi non crede può riconoscere che in ogni autentico atto di coraggio si afferma la forza dell’essere”.