Giubileo dei giovani: a San Pietro in Vincoli si è parlato di “Promessa”

Circa un migliaio di partecipanti al Giubileo dei Giovani ha affollato ieri la Basilica di San Pietro in Vincoli, luogo in cui è custodito il maestoso Mosé di Michelangelo Buonarroti. Assiepati tra la navata centrale e quella laterale di sinistra (la navata destra è interessata da lavori in corso anche nella giornata odierna, ndr), i giovani hanno ascoltato le riflessioni formulate per loro sulla parola “Promessa” dai relatori don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute, Gianni Cervellera, membro della Consulta nazionale del medesimo Ufficio, e mons. Vito Piccinonna, vescovo della diocesi di Rieti. Si è parlato molto di relazioni, tema che tocca concretamente la quotidianità dei giovani che attraversano questa delicata e unica stagione della loro vita. Angelelli ha parlato di relazioni sane con gli altri e con Dio, dell’importanza di diventare persone integre. Questo lo ha sottolineato con un’efficace immagine “Non siamo la metà di nessuno, siamo un intero”. E per essere questo intero occorre costruire passo dopo passo la propria integrità, mettendosi in cammino e in relazione con gli altri alla ricerca di progetti comuni. A seguire, l’intervento di Cervellera si è concentrato sul significato autentico della Promessa. “La Promessa è l’altro”, ha affermato. Con l’altro che ci accompagna anche nelle difficoltà c’è la possibilità di instaurare una relazione autentica. Ma, tra le varie relazioni che si possono vivere, occorre discernere tra relazioni sane e relazioni che creano malessere. Su tale questione i giovani si sono poi confrontati in un momento laboratoriale per gruppi, rivelando un’esigenza profonda di ascolto e comprensione su questo tema. La giornata si è conclusa con un più lungo intervento di catechesi e testimonianza a cura di mons. Piccinonna, per tanti semplicemente don Vito (è stato accolto con simpatici cori da alcuni giovani della sua arcidiocesi di provenienza, Bari-Bitonto, ndr). Il vescovo di Rieti ha parlato ai giovani di una vocazione alla felicità che passa attraverso due domande che vengono consegnate già nelle prime pagine della Scrittura, quando Dio chiede ad Adamo “Dove sei?” e poi a Caino “Dov’è tuo fratello?”. “Non ci possono essere relazioni se non approcciando queste due domande fondamentali nell’itinerario biblico, per prendere coscienza della propria vita, dei propri limiti ma anche della possibilità del male in ciascuno di noi”, ha affermato mons. Piccinonna. E il Giubileo dei Giovani “diventa la giusta occasione per prendere sul serio queste due domande attraverso cui Dio scrive le proprie promesse di felicità”.
Roberta Carlucci

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