“Mentre celebriamo la Pasqua di questi nostri fratelli, mentre li affidiamo al Dio della vita che non lascia nulla e nessuno cadere nel vuoto, facciamoci noi stessi Vangelo vissuto: diventiamo sempre più una Chiesa che consola, ma anche denuncia; che prega, ma anche si espone; che accompagna il dolore senza mai rassegnarsi”. È l’appello che lancia il card. Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, in un messaggio in occasione dei funerali di Vincenzo Del Grosso, Ciro Pierro e Luigi Romano, morti il 25 luglio a Napoli precipitando dal montacarichi di un’impalcatura mobile mentre lavoravano alla manutenzione del tetto di un palazzo a Napoli. Oggi le esequie di Ciro Pierro e Luigi Romano, domani quelle di Vincenzo Del Grosso.
“Alle famiglie di Vincenzo, Luigi, Ciro dico: il vostro dolore è il nostro. Il vostro vescovo e tutta la Chiesa di Napoli è con voi! E vuole esservi accanto in questo momento di smarrimento e dolore condividendo con voi la certezza che il Crocifisso Risorto donerà a questi vostri cari ciò che la nostra società non ha saputo dare: rispetto, amore, sicurezza e rifugio!”, dice il porporato.
“Agli amici, ai compagni, ai colleghi di Vincenzo, Luigi e Ciro, e a tutta la nostra gente, chiedo di non restare indifferenti – prosegue il cardinale -. Non lasciamo che la loro memoria svanisca nel rumore dei giorni. Non permettiamo che il loro sangue venga assorbito dall’asfalto freddo della rassegnazione. Facciamo in modo che la loro morte non sia una fine, ma un inizio. Un inizio che diventa seme. Seme di giustizia, seme di tutela, seme di vita nuova. Seme che germoglia ogni volta che una regola viene rispettata, ogni volta che un lavoratore viene protetto, ogni volta che la dignità umana viene messa al primo posto”.
Infine, l’arcivescovo di Napoli si rivolge direttamente alle vittime: “Vincenzo, Luigi, Ciro, in paradiso vi accolga Giuseppe di Nazareth, che come voi ha conosciuto il sudore delle mani, le giornate lunghe e il peso della fatica. Sia lui, uomo giusto, a prendervi per mano e a condurvi tra le braccia tenere e misericordiose del Padre. Riposate nella pace che meritate. E vegliate su di noi, su questo nostro territorio, su ogni cantiere, su ogni operaio, su ogni casa che si costruisce. La vostra morte non cada nel vuoto, ma diventi grido che sveglia le coscienze, memoria che educa e genera un futuro diverso, vento capace di spezzare via l’avidità e l’indifferenza. Il vostro nome resti vivo nella coscienza di tutti, e sia seme buono per un futuro in cui il lavoro non uccida, ma generi vita, dignità e speranza”.