“Cari giovani, cari comunicatori, mi pare un’esperienza molto arricchente e bella vedere voi che solitamente vi incontrate nelle reti sociali venire qui, insieme, per celebrare il Giubileo della speranza”. Con queste parole il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha aperto il primo Giubileo degli influencer e dei missionari digitali, rivolgendosi a oltre mille partecipanti riuniti all’Auditorium della Conciliazione.
Nel suo intervento, Parolin ha tracciato una riflessione profonda sul rapporto tra la fede e il mondo digitale, sottolineando come “ciò che caratterizza l’umano sia la capacità di farsi delle domande” e indicando quella centrale per il nostro tempo: “Come il mondo digitale, che sta trasformando rapidamente le dinamiche sociali, può comunicare la fede?”.
“La sapienza della Chiesa ci propone alcune strade: essere nel mondo ma non del mondo, essere nel tempo ma non essere del tempo”, ha affermato il cardinale, ribadendo che ciò che viviamo non è solo un’evoluzione tecnica ma “un cambiamento d’epoca, che influisce anche sulla percezione del tempo, delle relazioni”.
Secondo Parolin, la Chiesa è chiamata a discernere con creatività e autenticità le modalità dell’annuncio nel contesto digitale: “Più che di strategie dobbiamo parlare di una presenza intrisa di umanità, una testimonianza di vita evangelica e una disponibilità all’ascolto”. Ha quindi richiamato l’urgenza di uno sguardo personale e sacro sull’altro: “Ogni persona è un volto, non un profilo e la sua storia è sacra, non un insieme di dati”.
Concludendo il suo intervento, il segretario di Stato ha affidato ai presenti un compito chiaro e decisivo: “La missione digitale presuppone uno stile cristiano. Fare nuovo l’ambiente digitale è la sfida che attende tutti voi, sentitela come la vostra missione”.