Caritas: scuola estiva sull’advocacy, quattro giorni per capire e agire il cambiamento

(Foto Caritas Italiana)

La scuola estiva di Advocacy, promossa da Caritas Italiana e svoltasi a Roma dal 14 al 17 luglio, “ha rappresentato un’occasione preziosa di formazione, confronto e crescita per 25 operatori e operatrici provenienti da 13 Caritas diocesane e 10 delegazioni regionali”. Un gruppo eterogeneo, come precisa un comunicato, “accomunato dal desiderio di avvicinarsi al tema dell’advocacy come strumento concreto per incidere sulle politiche pubbliche e favorire processi di giustizia sociale, superando da un lato la logica della risposta assistenziale immediata, dall’altro quella della sostituzione del pubblico”. Il percorso si è aperto con la lezione del politologo Andrea Pritoni, “che ha fornito un quadro chiaro e accessibile sul significato dell’advocacy e sulle sue implicazioni politiche. Ha evidenziato che si tratta di un’attività legittima e coerente con la missione Caritas, e non di una forma opzionale o rischiosa di intervento”. Un altro tassello è stato offerto da Matteo Montanaro, esperto di comunicazione strategica, “che ha guidato i partecipanti a comprendere meglio come funziona il mondo dell’informazione in Italia e cosa significa ‘entrare nei media’”. La lezione “ha mostrato quanto sia importante costruire una notizia, renderla interessante e riconoscibile per le redazioni, e come gestire strumenti pratici come comunicati stampa, rassegne, press kit”.
L’intervento di Andrea Cavalleroni e Andrea Sbarbaro, dell’associazione Cittadini sostenibili, di Genova ha aiutato a collocare l’advocacy anche dentro le sfide ambientali. Con il racconto di Gea Scancarello, giornalista esperta di inchieste sociali, “si è entrati nella concretezza di una mobilitazione dal basso: la vicenda della Gkn, impresa che nel 2021 è stata chiusa dall’oggi al domani e che ha provocato il licenziamento di 422 operai e operaie. Quella che era nata come una vertenza sindacale è diventata nel tempo una mobilitazione collettiva che ha unito lavoratori, cittadinanza attiva, realtà ecclesiali e sociali. Un esempio potente di come la convergenza tra attori diversi possa generare processi duraturi, solidali e trasformativi”.
La sessione promossa da Alessandro Ciglieri con Teresa Mulas e Laura Utzieri della Regione Sardegna, e con il contributo di don Marco Statzu, “ha mostrato in modo concreto che è possibile fare programmazione sociale partecipata, se si costruiscono spazi di collaborazione tra istituzioni e soggetti del terzo settore”.
Tre interventi hanno aiutato a “spostare lo sguardo” verso l’Unione europea come spazio politico e partecipativo, con le voci di Giulia Rossolillo, Federico Anghelé e Luca Menesini.
“Nella restituzione finale, molti partecipanti hanno condiviso un sentimento di rinnovata consapevolezza: l’advocacy non è un mestiere per esperti, ma una responsabilità collettiva, che può e deve essere coltivata. È emersa con forza la volontà di fare rete, imparare insieme, sperimentare nei territori, abbandonando pregiudizi e rassegnazione. La Caritas può e deve avere un ruolo centrale nel promuovere una società più giusta”.

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