“Il nostro tempo ci provoca: molti sembrano essersi allontanati dalla fede, eppure nel profondo di molte persone, specialmente dei giovani, c’è sete di infinito e di salvezza”. Così il Papa ha commentato i “segnali di crisi che attraversano la vita e la missione dei presbiteri”, in un tempo di carenza di vocazioni. “Tanti sperimentano come un’assenza di Dio, eppure ogni essere umano è fatto per Lui, e il disegno del Padre è fare di Cristo il cuore del mondo”, ha detto Leone XIV. Di qui la necessità di “ritrovare insieme lo slancio missionario”, diventando per i giovani “testimoni credibili della vocazione che abbiamo ricevuto”, tramite la capacità di “custodire insieme la mistica e l’impegno sociale, la contemplazione e l’azione, il silenzio e l’annuncio”. “Quando uno crede, si vede”, ha garantito il Papa: “la felicità del ministro riflette il suo incontro con Cristo, sostenendolo nella missione e nel servizio”. “Grazie a ciascuno per la dedizione quotidiana, specialmente nei luoghi di formazione, nelle periferie esistenziali e nei luoghi difficili, a volte pericolosi”, l’omaggio ai presenti: “Mentre ricordiamo i sacerdoti che hanno donato la vita, anche fino al sangue, rinnoviamo oggi la nostra disponibilità a vivere senza riserve un apostolato di compassione e di letizia. Grazie per ciò che siete! Perché ricordate a tutti che è bello essere sacerdoti, e che ogni chiamata del Signore è anzitutto una chiamata alla sua gioia. Non siamo perfetti, ma siamo amici di Cristo, fratelli tra di noi e figli della sua tenera Madre Maria, e questo ci basta. Rivolgiamoci al Signore Gesù, al suo Cuore misericordioso che arde d’amore per ogni persona. Chiediamogli la grazia di essere discepoli missionari e pastori secondo la sua volontà: cercando chi è smarrito, servendo chi è povero, guidando con umiltà chi ci è affidato”.