Sono già stati superati i cento giorni di detenzione per il cooperante veneziano Alberto Trentini, nel municipio di Guasdualito, nello Stato di Apure, al confine con la Colombia, e i tentativi di riportarlo in Italia sono attualmente falliti. Pochissime, pure, le notizie sulle sue condizioni, tanto da configurare il suo come un caso di sparizione forzata, termine usato sia da Carlos de la Torre, rappresentante in Colombia per l’Alto Commissariato Onu per i diritti umani, sia dal presidente colombiano Guatavo Petro, in riferimento ai vari colombiani, che ugualmente, sono stati tratti in arresto in Venezuela.
Riferisce Cristiano Morsolin esperto di diritti umani: “Il Consiglio danese per i rifugiati, ong per la quale, in passato, ha lavorato Trentini, ha lanciato un nuovo appello per chiedere la liberazione del cooperante colombiano Alejandro Tique. Il presidente colombiano Petro, nel frattempo, è riuscito a far liberare due cittadini colombiani, detenuti in Venezuela, lo scorso 9 febbraio, ma in tutto sono ancora 21 i cittadini colombiani, accusati di terrorismo e di essere mercenari, in situazioni analoghe al caso di Trentini. Un comunicato del ministero degli Esteri colombiano, il 16 gennaio scorso, abbia chiesto a Caracas la liberazione di tutte le persone arrestate nell’ambito delle elezioni. E’ importante che Petro abbia spostato il problema nell’ambito, molto delicato, delle sparizioni forzate.
A tirare le fila, per il Sir, è una voce da Caracas, che chiede espressamente di rimanere nell’anonimato per ragioni di sicurezza. “In questo scenario globale – è l’analisi – sono direttamente coinvolti vari attori e protagonisti per incidere sul rispetto dei diritti umani in Venezuela. Tra chi si occupa di questi casi c’è Gabriella Citroni, presidente del Gruppo di Lavoro sulle sparizioni forzate delle Nazioni Unite. Anche la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) è impegnata nella vicenda, avendo emesso, ancora il 7 gennaio, una misura cautelare nei confronti di Alberto Trentini, su espressa richiesta della ong francese Humanity & Inclusion, che in Venezuela ha un team di 15 cooperanti, e ha ricevuto il premio Nobel per la Pace nel 1997 per la sua campagna contro le mine antiuomo. Alla stessa ong è stato rifiutato l’habeas corpus per Trentini, da parte dello Stato venezuelano. Altro attore è il presidente colombiano Petro, che in qualche modo riesce a dialogare con il presidente venezuelano Maduro ed è riuscito a ottenere la liberazione di due cittadini colombiani, grazie anche alla pressione della società civile ed europea. Anche gli Stati Uniti, in occasione della missione dell’inviato di Donald Trump, Richard Grenell, hanno ottenuto la liberazione di sei detenuti statunitensi definiti ‘mercenari’. Viceversa, l’Italia è tornata a casa a mani vuote, nonostante il volo CPI003, sembra usato dai servizi segreti italiani, fosse atterrato a Caracas il 30 gennaio scorso”.