Migranti: mons. Massaro (Avezzano), “ogni ritardo nel riconoscimento della cittadinanza indebolisce la vita delle nostre città”

“Domandiamoci quante risorse spendiamo per coltivare nei giovani di nazionalità non italiana l’attaccamento a questo Paese e quante invece ne utilizziamo per parlare dell’immigrazione solo in termini di sicurezza o per delegittimarne l’acquisizione della cittadinanza”. È l’interrogativo posto dal vescovo di Avezzano, mons. Giovanni Massaro, nel corso al convegno “Collaboratività mediterranee. La presenza extra-comunitaria nel Fucino: da risorsa lavorativa a capitale umano” svoltosi la scorsa settimana per iniziativa di “Marsicaland – Festival diffuso dell’agroalimentare” in collaborazione con il “Fimiav – Ente bilaterale agricolo”.
In un comunicato diffuso oggi viene sottolineato che il vescovo nel suo intervento ha indicato tre orizzonti che dovrebbero essere sprone alle azioni della Chiesa locale, delle autorità civili e militari e della scuola nella costruzione di una comunità coesa e solidale. “Il primo orizzonte – ha spiegato – è rivedere il linguaggio nei confronti degli stranieri e in generale delle persone che hanno un background migratorio. Pregiudizi e discriminazioni nei confronti degli stranieri e dei migranti sono legati a doppio filo all’uso del linguaggio comune”. Il secondo orizzonte è l’attenzione alle giovani generazioni: “Anche nella descrizione dei fattori di vulnerabilità per la scuola, spesso un numero importante di presenze di alunni stranieri, viene indicato come elemento di fragilità o di disagio. Ma esperienze diverse in altri territori – ha rilevato – ci dicono che una scuola con un elevato numero di alunni stranieri può essere e deve essere più interessante, proprio perché multiculturale”. Il terzo orizzonte è la costruzione di una vera cultura dell’incontro. “Nell’anno del Giubileo della speranza siamo invitati a leggere la realtà delle migrazioni in generale e, in particolare il volto dei 10.000 cittadini di nazionalità non italiana che vivono nella Marsica, con il respiro ampio della cultura”. “Ogni chiusura, ogni discriminazione, ogni ritardo nel riconoscimento della cittadinanza, ogni esclusione impoverisce, indebolisce la vita delle nostre città e dei nostri Paesi”, ha ammonito il vescovo, aggiungendo che “la cultura dell’incontro esige però da parte di tutti il rispetto delle regole e del vivere civile. L’integrazione è possibile se c’è da parte di tutti il desiderio di incontrarsi, di rispettarsi e di crescere insieme. È necessario un impegno culturale ma è necessario anche un impegno politico”.
Al convegno è intervenuto anche Lidia Di Pietro, direttore regionale e diocesano dell’Ufficio Migrantes e vicedirettore di Caritas Avezzano. “Non possiamo far a meno di riconoscere parti uguali tra disuguali – ha osservato –, ovvero cinque vulnerabilità che accompagnano la presenza dei cittadini stranieri sul nostro territorio: la cittadinanza, il lavoro degli immigrati, i percorsi scolastici ed educativi, la mancanza di rappresentazione politica e l’accesso al voto, l’indebolimento del diritto d’asilo e dei servizi connessi”. “Di fronte a questi scenari, Caritas e Migrantes – ha precisato – operano cercando di favorire l’integrazione dei cittadini stranieri attraverso alcune direttrici fondamentali: il supporto degli enti locali attraverso la presenza di mediatori culturali al fine di migliorare l’esperienza di accoglienza del cittadino straniero che si rivolge ai servizi socio-sanitari del territorio; l’advocacy per il riconoscimento dei diritti delle persone migranti e la loro adeguata presa in carico da parte dei servizi di welfare locale; il servizio di accompagnamento socio-sanitario e presa in carico individuale; la presenza attiva a tavoli inter-istituzionali di progettazione e la cura del dialogo interreligioso”.

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